(Confront Recordings 2019)
Registrato nel 2017 presso il Café Oto di Londra il “John Coltrane 50th memorial concert” è un’operazione che coinvolge diversi musicisti d’avanguardia con diverse formazioni al seguito, tributando un particolare omaggio alla musica di Trane a 50 anni dalla sua morte, e andando a curiosare il lato più free del sassofonista, quello che lo ha visto di più coinvolto nelle sue ultime produzioni. Naturale dedurre che essendo stato il sax tenore la grande PASSIONE strumentale di John, per questo contesto saranno chiamati a partecipare più di un tenorista dall’indole anarchica e free-form. La prima line up ad esibirsi, però, è quella della flautista Julie Kjaer accompagnata dalla coppia di percussionisti, Mark Wastell e Stale Liavik Solberg. Un trio che, stando alle cronache, riscuote di recente parecchio successo all’interno del circuito new-jazz, e che ci disegna un unico set di 23 minuti dove il flauto è protagonista costante, responsabile di una serie di micro improvvisazioni dal neanche-tanto-velato gusto orientale, venendo poi a tratti trabalzata dalle spinte percussive sottostanti dei colleghi, asincrone e incredibilmente irregolari. Proseguendo nell’ascolto si evidenzia anche una crescita discreta sia del volume che dell’intensità, stemperata nuovamente alla fine per favorire attimi di concentrazione mistica, cagionati inoltre da un uso non convenzionale degli strumenti. Il set successivo vede sul palco il Sun Ship Quartet guidato dal sassofonista tenore Paul Dunmall, con al seguito Howard Cottle (anch’egli al tenore), Olie Brice (contrabbasso) e Anthony Bianco (batteria) esibirsi con tre pezzi, Amen, Dearly Beloved e Sun Ship. L’aria respirata è diametralmente opposta alla precedente. Qui abbiamo un super quartetto che grazie alla presenza di 2 tenori impasta un suono corposo quanto tortuoso: una roboante new thing dove la componente ritmica è relegata spesso ad accompagnare le svolazzate libertarie dei fiati, oppure, come per Dearly Beloved, a delineare delle micro strutture ritmiche con cui condurre pacatamente i fiati verso l’esplosione finale. Oltre a Trane, respirando a pieni polmoni, percepiamo anche un tocco di complessità armolodica tanto cara a Ornette Coleman. Il terzo set che va ad aprire il secondo cd vede l’entrata in campo di Alan Skidmore (sax tenore) che si unirà al Sun Ship Quartet per due improvvisazioni al fulmicotone (l’implosione malinconica di Attaining, vividamente Coltraniana, e Ascent), lasciando per la chiusura un omaggio particolarmente importante, come la sonorizzazione di Ascension, operata qui da tutti i protagonisti incontrati sin’ora sul palco del Café Oto. Consiglio vivamente di correre nel sito della Confront per ordinare questo delizioso manicaretto di avant-music, in quanto l’uscita ufficiale del doppio-cd avvine proprio in questi giorni di gennaio 2019. Un’ottima occasione per iniziare l’anno nuovo all’insegna della creatività e per omaggiare uno tra i più grandi jazzisti del 900, purtroppo prematuramente scomparso e mai dimenticato.
Iniziativa ‘teniamo alta la memoria’ importante quanto riuscita, e non basterebbero altri lotti di parole per descrivere dettagliatamente negli interstizi la quantità di buona musica sentita in questo doppio cd che, ricordiamo, uscirà ufficialmente a in questi giorni di Gennaio dell’anno appena schiuso. Un ottimo motivo per cominciare il 2019 con un gran disco di grande jazz.
Voto: 9
Sergio Eletto