(Discus 2018)
Di buona musica non ce n’è mai enough. Eppure lo stile impressionistico, misurato, espressivo di Laura Cole ci fa bastare qualche nota, ben pensata ed eseguita, di pianoforte. L’album è doppio, anzi duplice. Il primo disco presenta tredici composizioni della pianista britannica; il secondo ci offre le rivisitazioni per piano solo di 10 brani di autori diversi: si va da Nardis di Miles Davis a Subside di Julie Tippets e Martin Archer, da Shapes and Sizes di Jason Yarde a Quantum di Robert Mitchell. Entrambi i dischi mettono in contatto l’ascoltatore con l’anima poetica della pianista che, senza particolari virtuosismi, ricava dalla tastiera un sound espressivo, meditativo, delicato. Una sorta di conversazione con se stessa, anche quando questa passa attraverso il dialogo con altri musicisti. L’unica nota un po’stonata, a mio avviso, non è propriamente una nota, ma una poesia, Sorrow, and a beautiful blue butterfly, la cui presenza in questo contesto sembrerebbe superflua.
Voto: 8
Alessandro Bertinetto