(Naxos/Ducale 2018)
Il giovane compositore americano Matthew Quayle, classe 1976, fa parte di quella schiera di autori che si sono lasciati alle spalle le diatribe tra avanguardisti e neo-romantici, sentendosi finalmente liberi di sfruttare a loro piacimento, ovvero di piegare alle proprie esigenze espressive, qualunque tecnica, stile o materiale che il variegato panorama musicale contemporaneo è in grado di offrire. Che ciò possa condurre a pagine di eccellente livello è ben testimoniato dallo String Quartets No.1 (2003-2005). Cuore espressivo della composizione è l’articolato Andante iniziale, permeato da una cantabilità schietta, a tratti venata di nostalgia, che si dipana con ammirevole fluidità anche in presenza di passaggi polifonicamente densi e ritmicamente vivaci. I successivi tre movimenti (scherzo, adagio e finale), scritti a ben due anni di distanza dal primo, contrastano in parte con l’idilliaca atmosfera ivi creata, quasi a rappresentare, come suggerisce l’Autore, il passaggio dall’innocenza giovanile all’età adulta. Eclettismo stilistico e poetica della realtà sono alla base degli altri due quartetti per archi di Quayle. L’ossimorico titolo del secondo quartetto, Sweet Insanity (2006), in un unico movimento di circa dieci minuti di durata, rivela l’idea centrale della composizione: il contrasto tra linee spigolose e armonie dissonanti da un lato e momenti di più disteso lirismo dall’altro, con un groove di matrice blues a fare da collante, quasi a suggerire la possibilità di cogliere aspetti suadenti e affascinanti anche nel caos e nella pericolosità della vita quotidiana in una metropoli come New York. Di opposto impianto strutturale è lo String Quartets No.3 (2016), suddiviso in tredici brevi movimenti ispirati al fenomeno dello zapping musicale, ovvero più in generale alla tendenza compulsiva al cambiamento che caratterizza la nostra epoca. L’ascoltatore non è però assalito da alcuna frenesia randomizzante, tanto sono accattivanti e ben tornite queste miniature, che ci deliziano con citazioni barocche, allusioni al pop, toccanti valzer, acrobatiche contaminazioni classico-moderniste ed esplosive incursioni nel bluegrass. Strepitosa la prova dell’Avalon String Quartet, eccellente la qualità audio della registrazione. Senza alcun dubbio, un Cd da non perdere.
Voto: 10
Filippo Focosi