(Da Vinci Classics 2018)
Come suona la musica contemporanea nelle lande più lontane, nella terra che è stata chiamata “la fine del mondo”? Per scoprirlo, l’Ensemble Musikfabrik, fondato nel 1990 in Germania e dedito alla promozione dell’innovazione artistica in ogni campo, ha collaborato con cinque compositori cileni (nati tra il 1951 e il 1963), eseguendo loro composizioni che condividono il fatto di consistere in un unico, compatto movimento. Ma non è questo il solo punto di contatto tra di esse. In particolare, i brani di Guarello, Alvarado, Solovera si richiamano nell’alternare secchi, perentori, talvolta prolungati unisoni a discorsi più frammentari, in cui gli strumenti intrecciano dialoghi serrati, talora inframmezzati da pause cariche di tensione o da passaggi di meditativa staticità. Ovviamente, ciascuno di essi declina questi tratti stilistici in un modo peculiare, anche per ciò che riguarda l’impasto timbrico, che si avvale di un ampio bagaglio di ance e ottoni (clarinetto, fagotto, tromba, tuba, corno, ecc.), oltreché di archi, pianoforte e percussioni (vibrafono e/o marimba). Per un analogo organico è scritto anche il pezzo di Ramon Gorigoitia, che segue un andamento ancor più imprevedibile, partendo da un grounding bass cupo e possente sul quale gli ottoni ergono vigorosi i loro canti, che mano a mano prenderanno il sopravvento sfociando in una sorta di magmatica jam session dove anche le percussioni imperversano con apparente libertà. Per un organico limitato a flauto, violino e pianoforte è invece il brano di Aranda, il quale mette in gioco una raffinata manipolazione e combinazione di sezioni e micro-unità musicali. I titoli evocativi usati dagli autori – Transgresiones, Fuegos de Artificio, Alma, e così via – sottolineano l’energia che scorre in queste pagine vigorose e moderne, le quali ci rassicurano che c’è vita – eccome se ce n’è! – alla fine del mondo.
Voto: 6
Filippo Focosi