(Matter 2018)
Asimmetria, irregolarità, imperfezione: sono tratti idealmente centrali dell’estetica zen che il compositore e sound designer Luigi Turra sposa e propone nelle 9 tracce di questo album. Il suo è un approccio radicale alla percezione del suono, che all’ascoltatore viene offerto decostruito nel suo sorgere dal, e nel suo tornare, al silenzio. Nei bisbigli vocali, ronzii, aspri suoni di chitarra, improvvisi “clash”, ruvide sfregature, cristallini tintinnii di diapason si intrecciano tradizione estetica giapponese e approccio avanguardistico: smontando aspettative dell’ascolto basate su regolarità e simmetrie, l’album vuole immergerci in un’estetica dell’imperfezione, per renderci acusticamente consapevoli del nostro rapporto ecologico con l’ambiente. Restano tuttavia 1. il mio scetticismo circa la plausibilità teoretica dell’idea stessa di un’estetica dell’imperfezione, 2. la sensazione che tutto questo sperimentare ci fornisca senz’altro interessanti, per quanto effimere, sensazioni, ma poi ci lasci un po’ indifferenti. Magari è proprio questo il punto, chissà.
Voto: 5
Alessandro Bertinetto