(Aut Records 2018)
Il sound è un mix di elettronica e acustica, sì da offrire un Avant-garde jazz con venature psycho e una spruzzata di D&B. Il sax di Davide Lorenzon propone trame di suono sulle pulsazioni e sui tessuti sonori del synt di Michele Pedrazzi (che abbraccia un suono [che appare] analogico, un po’ vecchio forse; ma non mi dispiace, anzi), mentre Chris Hill alla batteria fa un utile e onesto lavoro di raccordo e sostegno ritmico qui e di riempimento ornamentale là, pur senza grandi slanci. Il disco è breve (segno forse della fretta di pubblicare qualcosa per proporsi sulla scena?) e qualcosa dev’essere rivisto, anzi riascoltato, in questo trio, perché siano sviluppati appieno alcuni spunti senz’altro interessanti: una certa atmosfera à la Weather Report (che emerge per esempio all’inizio di Risorgiva (in cui però il sax non convince del tutto); un senso del groove misurato, ma incisivo e una vena lirico-sognatrice che opportunamente non si abbandona all’autocommiserazione (Jabazzu’s Dream); l’astrazione avanguardistica sviluppata in riff e droni robusti che sono tipici marchi di fabbrica stilistici delle produzioni Aut Records (Treppenwitz).
Voto: 6
Alessandro Bertinetto