((R)esisto 2019)
Nipotino del Vasco Rossi più ecumenico (Fino alla fine) e dei Litfiba più tamarri e caciaroni (Seghe mentali, imperdonabile), cugino di Luciano Ligabue (La cura dei Cure): Luca Ruzza in “Le prigioni della mente” suona “rockaccio” senza pudore, senza vergogna (Solo).
Bisogna riconoscerglielo, con convinzione e una certa verve (Supereroe, così ghigorenzulliana); certo, dodici brani complessivi sono troppi, ma la raccolta è ben confezionata e nel genere si è sentito di ben peggio (Cammino di notte). Potrebbero, considerato che la cover di Nicolò Fabi Una buona idea e un generale retrogusto “nuova onda” dimostrano curiosità estriseche al genere di riferimento, giovare ascolti ripetuti di Pierangelo Bertoli.
Fan dell’indie e trappers astenersi.
Voto: 5
Marco Fiori