(Boring Machines 2019)
Viaggia oltre le due ore “Ganzfeld” ed un poco ti crina.
Squilibri ritmici, livide fissità e strati di melodie che d’incastrarsi non ne voglion sapere.
Che di partenza vi era uno studio realizzato per Xavier Veilhan per la biennale di Venezia 2017, dove Von Tesla (Marco Giotto aka Be Invible Now!), presentava prime ideuzze e tentativi riguardo la questione: percezione alterata da un campo di stimolazione uniforme (es.: lunga esposizione a una luce rossa, il dopo per un poco, alquanto sbalestrato).
Un’insieme mastodonte, che sbuffa, schiuma e si muove in modo apparentemente casuale, schegge e frammenti elettronici in continua opera di scomposizione/ricomposizione nel vuoto.
Panorami futuribili e velocità da scartavetramento.
A tratti, ovvio, te lo perdi, a tratti, fluttui via con lui, a tratti, scattan tanti e piccoli morsi.
Fra macchine analogiche e battiti digitali, sgambetta in avanti svelto e lisergico Von Tesla.
Voto: 8
Marco Carcasi