(Discus Music 2019)
La scuderia di Martin Archer, oltre agli improvvisatori radicali, ha tra i suoi elementi di primo piano gli esploratori delle atmosfere sonore. È il caso dell’ultimo album di Frostlake: Jan Todd che suona una varietà notevole di strumenti, e compone quasi tutte le canzoni, e Terry Todd, che, oltre a suonare il basso, è coautore di The Key, la prima traccia, e The Lake, uno dei brani più belli, per il suono della chitarra basso e per le eteree voci femminili, liquide e limpide come l’acqua che evocano. Voci femminili suadenti e sensuali ci accompagnano appunto per tutta la durata dell’album e mi hanno riportato alla mente, passando dall’udito, i migliori Morceeba, anche per il ritmo soffuso, eppure costantemente sostenuto e mai cedevole, di tutti i brani. Il suono della voce, accuratamente incastrato in trame elettro/acustiche assai ben costruite, ci avvolge e ci immerge in un’atmosfera celtica, con spunti mitologici, brividi invernali e una discreta gamma di paesaggi che potremmo incontrare nelle selvagge brughiere delle fiabe nordiche. Affascinanti e nostalgici, questi paesaggi: come quando il clarinetto, nei suoi registri bassi, compare in Ghost Hotel, proprio come un fantasma, e come nella melodia epica di Last Time, che si stende sull’intreccio degli strumenti a corda che danno sostegno e propulsione alla musica. La melodia inziale di Just A Game è roba da grande folk tradizionale, e il pezzo ha un grande spunto quando entra il basso a sostenere il tutto. La mezza stella in meno è dovuta alla lunghezza eccessiva: il troppo stroppia. Ma è un peccato veniale.
Voto: 9
Alessandro Bertinetto