(Ravello 2019)
Lo stile del compositore belga Frederic D’Haene è improntato a quello che egli stesso definisce ‘coesistenza paradossale’ di mondi, culturali e musicali, eterogenei. Nella composizione qui eseguita e presentata all’ascolto, a essere fusi sono i mondi della tradizione euro-colta modernista e quello della musica giapponese: a partire delle sonorità, dato che il Nostro ha accordato gli strumenti di una delle due compagini strumentali coinvolte, vale dire il leggendario Ensemble Modern, con gli strumenti tradizionali giapponesi suonati dai membri del Reigakusha Gagaku Ensemble. Nei cinque movimenti in cui la composizione si articola assistiamo al ciclico alternarsi, tipico della tradizione musicale orientale, di climax intensi e passaggi di stasi meditativa. I tre interludi che intervallano i due movimenti principali preparano il terreno per l’incursione di frenetici passaggi caratterizzati da iperattivismo ritmico, minute figure svolazzanti senza apparente soluzione di continuità ‒ che richiamano le micro-polifonie di ligetiana memoria ‒ che implodono in improvvisi silenzi e stagnanti drones all’organo. Innegabile è la qualità ambientale di quest’opera, quasi ci immergessimo in una giungla di eventi sonori affascinanti e talvolta inquietanti; ciò anche in virtù della voluta mancanza di un vero e proprio senso di direzionalità interna, confermato dalla presenza di passaggi che suonano come una sorta di improvvisazione collettiva in cui tuttavia nessuno strumento prende il sopravvento, prevalendo invece l’amalgama d’insieme.
Voto: 6
Filippo Focosi