(New World Records 2019)
Robert Erickson è una figura iconica della scena musicale americana, nella fattispecie californiana – si è trasferito infatti nel 1953 a San Francisco per comporre e insegnare, per poi muoversi verso San Diego, dove ha fondato un Dipartimento Musicale presso l’Università della California. Si deve in gran parte alla New World Records la diffusione, e in alcuni casi la vera e propria riscoperta della originale produzione di questo interessante Autore, che dopo aver attraversato una fase avanguardista si è dedicato alla sperimentazione elettronica, per poi approdare a una personale rivisitazione della musica e dell’estetica orientale. Al primo periodo appartiene il Duo per violino e pianoforte (1957), caratterizzato da ritmi intricati e armonie dissonanti. Il vero Erickson lo si trova tuttavia negli altri tre lavori qui presentati, e magnificamente eseguiti dall’ensemble camera lucida. In queste composizioni risalenti al quadriennio 1985-1988 si assiste a un ritorno alla dimensione acustica, insieme a un rinnovato impiego della tonalità. Non in senso tradizionale tuttavia, giacché Erickson rinuncia alle tradizionali progressioni armoniche e alla dialettica tensione-risoluzione, preferendo invece costruire paesaggi sonori giocati sull’alternanza e l’intreccio tra estesi bordoni sonori e ampi archi melodici, che colorano lo scenario senza mai tuttavia prendere il centro della scena né seguire una precisa direzione. Un grande fascino promana dalle lussureggianti combinazioni timbriche tra il corno inglese, il clarinetto, la viola, il violoncello e il pianoforte di Fives, il clarinetto, il violoncello e l’arpa del Trio, e il flauto, la tromba, il clarinetto, la viola e il violoncello del Quintet (il brano più lungo, quasi 23 minuti di durata) contribuendo a creare atmosfere cangianti e seducenti. La musica di Erickson ci invita a entrare in territori di misteriosa bellezza, in cui il tempo è sospeso, e ogni dettaglio contribuisce, in egual misura, alla poesia dell’insieme.
Voto: 8
Filippo Focosi