(AUT Records 2019)
45 minuti di Musica molto energica e robusta, tra jazz (più o meno libero) e, almeno in qualche brano, un quasi-metal (comunque abbastanza strong), con una spruzzata di blues grezzo, rudimentale e quasi ancestrale (Fantasmi di Nadia. I sax di Edoardo Marraffa (autore delle 8 composizioni), il basso elettrico di Sergio Papaianni e la batteria di Gaetano di Gacinto – cui si associano il sinth di Fabrizio Puglisi (in Cosa potrebbe accadere e La gran follia), il violino elettrico di Valeria Sturba (in Orlando e Golden Square) e il piano fender di Stefano De Bonis (in Ma te ne sai di più) propongono un suono deciso, e dal profilo netto, che lascia poco spazio alla distensione: uno dei pochi momenti in cui la tensione si fa più meditativa è Red Carpet in cui il sax sembra brontolare e mugugnare un suo monologo interiore. Il tema à la Sonny Rollins di Belka è quello che più ho apprezzato, ma neppure quello sbarazzino di Ma te ne sai di più mi dispiace. Sebbene il nome del gruppo riprenda quello di un paesello toscano, il messaggio del disco, nella forma della metafora espressiva che risuona anche grazie al titolo, è chiaro: è proprio un gran casino e chissà che cosa accadrà. Vedremo. E ascolteremo.
Voto: 6
Alessandro Bertinetto