(Urtovox/Audioglobe/The Orchid 2019)
A due anni dall’ottimo “U Fujutu su nesci chi fa?”, il cantautore catanese, pubblica un altro disco nel quale miscela magistralmente folk siciliano, blues di matrice Usa e del Mali e rock. Anche in questo caso Basile fa centro pieno.
Cummeddia vuol dire sia aquilone, che cometa e nell’immaginario popolare il passaggio della cometa è un segno infausto, l’annuncio della peste. Il messaggio di Basile dunque è quello dello sconvolgimento sociale provocato dalla peste, dopo la quale giunge una lotta di tutti contro tutti, quindi di sospensione delle libertà, per cui il cantautore catanese auspica un moto di ribellione di fronte a questa dinamica sociale, oltre ad un nuovo inizio.
Gli undici brani in scaletta scorrono in modo piacevole, almeno per chi è appassionato di certe sonorità, così se in Setti venniri zuppiddiBasile trova il perfetto punto di congiunzione tra il folk della sua terra e il blues maliano, in E sugnu talianu, parte da quest’ultimo stile, per evolvere il sound verso un folk-rock aperto e circolare.
Con Chiurma limusinanti Basile canta in modo roco, trasmettendo un senso di rivendicazione. Il blues emerge in modo preponderante con Mala la terra, caratterizzata anche da un folk cupo e in Chitarra rispittusa la melodia proveniente dal centro-Africa, si fonde con sonorità orientali.
Un lavoro ben architettato e realizzato in modo molto convincente, inoltre Basile per la realizzazione di questo disco, è stato coadiuvato, tra gli altri da Hugo Race, Rodrigo D’Erasmo e Roberto Angelini.
Voto: 9
Vittorio Lannutti