(7272 Music 2019)
Il batterista/compositore elettroacustico statunitense Matt Weston, nel corso degli ultimi sedici anni, per questo progetto, si è infilato (con autorizzazione o meno), in edifici chiusi come sale sportive o da concerti, per sfruttarne e fissarne le qualità sonore di ognuna, registrando ambienti e strumenti, passi di fuga quando scoperto come nel caso di Chicago e poi, eventi sonori assortiti, tutto e tutti, accolti e cuciti in ruspante e sfracellata partitura contemporanea per coppini in subbuglio.
Tra sibili, rombi ovattati, metalli in canto, elettronica raschio, zampette d’insetto su nervi scoperti e fasi noir lunari.
Che a questo giro, tanto tanto bene come possibile soundtrack alternativa per sbrindelli di “Eraserhead”.
Suo solito, daje!
Voto: 8
Marco Carcasi