(Setola Di Maiale 2019)
Il contemporaneo, con tutta la sua marcescenza che se ne sbatte di te, di me, di parecchi altri in giro per il mondo, presi a calci in culo senza nulla aver fatto.
Voci e storie di oppressi, che nell’espressione di Roberto Fega han sempre trovato un valido amplificatore (anch’esso contemporaneo).
Che in modalità all’apparenza leggera e sbarazzina al primo impatto, col sorriso t’avvelena il pozzo.
Preciso e millimetrico, con la calma di chi il tempo di osservar l’andazzo se lo prende, eccome se se lo prende.
Non in balbettamento adeguato all’estetica del momento, nossignori, chiaro e preciso concetto vien qui espresso, in lingua universale che daje e daje, perfida s’insinua sottopelle.
Cagatine in ammicco manco a parlarne.
Una cinematica osservazione granulare degli accadimenti, che non s’impigrisce ma resta in percezione sensibile e rilancia.
Poi ora Fega s’inabisserà di nuovo restando sintonizzato col circostante, prima che questo accada procuratevi “Echoes From The Planet”.
Voto: 8
Marco Carcasi
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