Simone Beneventi ‘Wooden Songs’


(Stradivarius 2019)

Secondo il filosofo americano Jerrold Levinson, parte del piacere che si prova nell’ascoltare un brano musicale sta nell’immaginare – quando non sia possibile ammirare dal vivo – i gesti dei musicisti intenti a eseguire un certo brano; i quali gesti possiedono un fascino particolare e diversificato, a seconda dello strumento a cui si applicano. Una siffatta forma di compensazione immaginativa si rende particolarmente necessaria allorché ci si appresti all’ascolto di un CD come questo, che vede protagonista il percussionista emiliano Simone Beneventi. Impossibile non figurarsi il Nostro maneggiare i bizzarri strumenti che il giovane compositore svedese Johan Svensson ha predisposto per i dieci brevi movimenti di One Man Band: Beneventi è chiamato infatti a percuotere o strofinare percussioni, soffiare dentro tubi, e persino attivare, per tramite di una pulsantiera elettrica, sei vibratori da sexy shop. Tutto ciò contribuisce allo studiato effetto ludico e alla carica erotica promanata da questo brano che, al chiaro intento teatrale, unisce una scrittura ora puntillistica, ora strutturata e incalzante. Altrettanto variegata e originale è la strumentazione di Grammatiche del delirio di Riccardo Nova: destreggiandosi tra guiro, bamboo chimes, e un dijeridoo immerso in un porta ombrelli pieno d’acqua, più svariate altre percussioni combinate con l’elettronica, Beneventi dà corpo al panorama musicale ideato da Nova, ricco di suggestioni – sonore quanto ritmiche – orientali, e attraversato da simbologie che, di nuovo, richiedono un atto di completamento immaginativo, visuale e linguistico, per essere colte. Le percussioni di legno, unico filo conduttore di una selezione di opere contemporanee altrimenti felicemente distanti tra loro, sono al centro anche della Scraping Song dell’americano David Lang. Legno percosso e legno sfregato si intrecciano dando vita a trame minimali, dove piccoli, ben studiati sfasamenti tra i pattern ritmici scandiscono le tappe di un raffinato percorso polifonico, che si intensifica nelle battute conclusive. Gli ostinati ritmici sono alla base anche di Wooden di Silvia Borzelli, per marimba preparata, 1 woodblock e 1 logdrum. Se tuttavia Lang ci fa entrare in un mondo di delicata trasparenza, la ripetitività della Borzelli comunica un senso di ossessione e di alienazione solo appena attenuata dagli inserti tecno/funky della sezione centrale. Beneventi è davvero straordinario nel calarsi nei diversi panni che i quattro compositori fanno metaforicamente indossare all’interprete, e nel muoversi – per come possiamo figurarcelo – con agilità e vigore all’interno dei paesaggi sonori di volta in volta evocati.

Voto: 7

Filippo Focosi

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