Leo Brouwer ‘Elogio’


(Da Vinci Classics 2019)

Si può senza dubbio considerare il compositore cubano Leo Brouwer uno dei maggiori – se non il più grande – autori di brani per chitarra della seconda metà del dopoguerra. Nato a L’Havana nel 1939, e lui stesso virtuoso chitarrista, Brouwer ha scritto una notevole mole di opere per questo strumento, che spaziano dai lavori solistici a varie combinazioni in duo, fino ai molti concerti per chitarra e orchestra. In questo bellissimo CD della Da Vinci Classics, a essere eseguite dal giovane chitarrista italiano Luca Romanelli sono opere per strumento solista che ci rivelano alcuni decisivi aspetti della poliedrica personalità di Brouwer. A partire dalle due serie degli Estudios Sencillos – scritti a una trentina d’anni di distanza le une dalle altre (la prima è del 1971, la seconda del 2003) – dove si può apprezzare la ricerca da parte del Maestro cubano di quella che egli stesso chiama la “nota magica”, ovvero l’inciso melodico o ritmico capace di definire il carattere espressivo di questi brevi acquerelli sonori. Un’arte della semplicità che nulla ha a che fare con la banalizzazione, ma che anzi nella seconda serie si arricchisce di scoperte allusioni ai mondi poetici di autori a lui cari, da Debussy a Stravinsky, passando per Tarrega, Villa-Lobos e molti altri. Una tale, raffinata ingenuità emotiva la si ritrova anche nelle varie “danze”, dove forti sono gli influssi dei ritmi sincopati e delle espressive melodie che caratterizzano il folklore cubano e più in generale sudamericano. Summa del sincretismo postmoderno abbracciato da Brouwer a partire dagli anni Ottanta è El Decameron Negro (1981), i cui tre movimenti raccontano le avventure e le vicende amorose di un guerriero attraverso la contrapposizione modernista tra poliritmie stravinskiane, melodie che richiamano il folk-pop degli anni Settanta, e ipnotiche iterazioni minimaliste. La sintesi espressiva già sperimentata negli Estudios si traduce qui in una rarefazione linguistica che dona magia non solo alle singole note, ma all’intero brano, che risente di quella poetica del realismo magico che attraversa le arti, la musica e la letteratura sudamericana del Novecento. Romanelli dimostra di possedere una conoscenza non comune del repertorio di Brouwer, e ne offre una interpretazione magistrale e appassionata, capace di cogliere le molteplici sfaccettature del linguaggio del compositore cubano.

Voto: 10

Filippo Focosi

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