(Room40 2019)
Il compositore elettronico iraniano Siavash Amini affronta in “Serus” il concetto notte.
Quella che separa stelle e sogni, dove il corpo a riposo vive un tempo diverso dal tempo del sognatore, dove uno, vale due e più.
Dove la luce scompare e appaion creature indistinte.
Grazie e per colpa anche di un esaurimento nervoso (successivo a notti e notti insonni e ubriache) che lo hanno costretto a un ricovero in terapia di qualche giorno, Siavash scivolando di continuo fra coscienza e incoscienza, fra insonnia e botte intollerabili di peso sulle palpebre che tutto confonde, realizza l’idea base dell’opera.
Un inno alla notte, tra la capacità stravolgente dell’elettronica e umanizzanti volute acustiche post classiche (il violino di Nima Aghiani e il contrabbasso elettrico di Pouya Pour-Amin).
Una certa notte, dove il corpo è fermo, e non è detto che le stelle siano accese lungo il cammino.
Voto: 7
Marco Carcasi