(Honey Jar 2020)
In questo ottavo lavoro, il trio Usa ha composto brani meno struttuati rispetto al passato e più sciolti. Questa attitudine si percepisce sin da subito, dato che i brani fluiscono, conquistando facilmente l’ascoltatore. Complice di questa dinamica è la miscela di swing, soul, blues, rock’n’roll, r’n’b e jazz-soul.
Ascoltando queste undici canzoni sono tanti i grandi nomi del passato che vengono in mente, a partire da The Band, Dr. John e Johnny Winter, ma è meglio fermarsi qui, altrimenti il disco sembra derivativo, che se in parte lo è, in parte affascina proprio per la capacità del trio di miscelare i generi, trovando un suo stile.
Il blues è alla base di gran parte di questi brani, ma è maggiormente evidente in Don’t think about my dead e nel blues-rock, con tanto di slide guitar, di Jitterbug love.
Se con The one I love siamo dalla parti di New Orleans, con A dream’s a dream il trio ci trasporta in un vecchio locale riservato ai neri negli anni ‘40, dove si suona un vecchio e polveroso soul-boogie-blues.
È vero il trio suona musica vintage, ma in maniera molto efficace e trascinante.
Voto: 9
Vittorio Lannutti
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