(Sacred bones/Goodfellas 2020)
Partiti con il post-hardcore, The Men hanno fatto un percorso evolutivo a ritroso in dodici anni fino a giungere a questo ottavo album in cui il grupo di Brooklyn ha realizzato compendio del miglior folk e dintorni Usa delle ultime cinque decadi.
Il bravo più lungo, dieci minuti e mezzo, Wading in dirty water, è una lunga ballata dorsiana con l’organo che trascina il brano tra colline e radure, dove si incontrano The Band, Neil Young e Tom Petty & Heartbreakers. Con Cold water i newyorkesi scrivono la perfect country-pop song, dimostrando di non avere nulla da invidiare ai Wilco e se con Children all over the world fanno l’unico passo falso, a causa di tastiere melense e che puzzano di pop anni ‘80, si riprendono alla grande con l’uno-due della doppia cavalcata Call the Dr.– Breeze. Struggente, invece, la malinconia che trasuda dalla title-track, posta in chiusura.
Nel complesso un lavoro molto variegato.
Voto: 7