(Boring Machines 2020)
Delicate bave folk su risacca caos (minimale) di field e feedback, una voce affogata che affoga.
Cambia poco il progetto My Dear Killer, cambia un niente, formazione che si amplia o restringe (qui si amplia descrittiva come trattenuto crepuscolo noise), ma funziona, stringe alle caviglie e tira a fondo.
Un chiar di luna straziato e ricoperto di ghiaccio, arcaico e sempre attuale, anima.
Parecchia anima, come Incredible String Band, Six Organs (circa “Dark Noontide”) o Martyn Bates, ma pure ovvio, uno sbuffo di corde appalachiane.
Dodici stilettate agrodolci al costato ( e smolla il termine bassa fedeltà, a questo giro proprio no).
Poi, una pietra rotola, il fiume scorre, la sera è bella ed io contento, ci casco col muso dentro.
Voto: 8
Marco Carcasi