(Trouble in the east records 2019)
Registrato a Berlino nel novembre 2018, l’ultimo (almeno suppongo) lavoro discografico del gruppo di Piero Bittolo Bon, uno dei migliori altosassofonisti italiani in circolazione (si fa per dire, data l’attuale situazione di quarantena generalizzata) propone sei tracce: tutte composizioni del leader, tutte di pregiata fattura. Partiamo dalla compagine dei musicisti impegnati nel progetto, tutt’altro che scontata, in particolare per l’inserimento del basso tuba (Glauco Benedetti) in sostituzione del basso. La completano il piano di Alfonso Santimone, la batteria di Andrea Grillini e il trombone di Filippo Vignato. Il leader, oltre che con il sax, si cimenta, con classe cristallina, anche con l’affascinante flauto basso – nella misteriosa, a tratti beffardamente sinistra, Extreme Menstrual Monster From Mestre – e con il clarinetto – nella conclusiva Awesome Africa Apples, che, ricca di groove e “ondeggiante”, offre uno spazio davvero confortevole per le notevoli improvvisazioni di trombone, piano e, appunto, clarinetto; offrendo poi un interessante finale, con cui si chiude tutto il disco. Ma la personalità di Bittolo Bon e del suo gruppo appare chiara sin dall’apertura in un mood bluesy del tango (o simil-tale) Egosurfer’s delight. Il sax, che qui si si espone anzitutto da solo, per poi stagliare il suo sound sulle trame di tuba, trombone, piano e batteria, ha un timbro rotondo e penetrante, e una notevolissima velocità d’esecuzione.
In generale, i brani sono assai complessi, fortemente strutturati e dall’andamento, difficilmente prevedibile, in cui le virtuose improvvisazioni dei solisti sono incastonate in comparti compositivi dalle articolate trame architettoniche. Eppure, ciò non comporta artificiosità alcuna. In particolare perché la musica è dotata di una grinta che non si sbiadisce nel corso di tutto il disco. Ciò accade non solo in un brano dal tema incalzante, un riff ripetuto a lungo come un mantra, come Spice Girls From Arrakis II, in cui il denso impasto sonoro non porta mai alla confusione grazie alla sostenuta tensione ritmica e alla chiarezza dei contributi dei singoli strumenti, sino all’esplosivo assolo di sax e all’epilogo. Anche una trama musicale come quella di Vulpecula, costruita su lunghi pedali dei fiati sostenuti dal piano, è resa dinamica dal gran lavoro della batteria. Tra i brani più riusciti segnalo Tavolini, che avanza sornione grazie all’interazione, quasi contrappuntistica, di tutti gli strumenti: è sospinto in avanti da una pulsazione ritmica costante che avvinghia l’ascoltatore sincronizzandone le oscillazioni ed è impreziosito da eccellenti assoli di Santimone e Bittolo Bon.
Uno degli ascolti migliori di questo annus horribilis (il 2020).
Voto: 10
Alessandro Bertinetto
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