Charles Amirkhanian ‘Loudspeakers’

(New World Records 2019)

Quella di Charles Amirkhanian, compositore americano nato nel 1945, è una figura assolutamente centrale nella musica sperimentale americana del secondo dopoguerra, anche nelle vesti di organizzatore di programmi radiofonici e di rassegne musicali (basti citare l’Other Mind Festival) dediti alla diffusione della nuova musica. Il suo percorso creativo, ben documentato in questo imperdibile doppio Cd della New World Records, sembra far dialogare tra loro le voci di maestri riconosciuti della corrente sperimentalista della musica colta “made in USA”. Se nei dieci studi per pianoforte meccanico intitolati Pianola (Pas de mains) (1997-2000) le complesse poliritmie di Conlon Nancarrow fungono da trait d’union tra le molteplici citazioni (che vanno da Rimsky-Korsakov a Stravinsky) interposte con la tecnica del collage così cara a Charles Ives, nei sette movimenti di Loudspeakers (1988-90) ascoltiamo la voce di Morton Feldman venire sottoposta a sfasamenti che non sarebbero dispiaciuti allo stesso Feldman (per non parlare di Steve Reich), producendo intricate polifonie vocali dal carattere piuttosto straniante. I due poemi elettronici Im Fruhling (1989-90) e Son of Metropolis San Francisco (1997) si presentano come elaborati esperimenti di musica ambient: suoni “concreti” preregistrati, che spaziano dal canto degli uccelli a conversazioni tra gruppi di persone, sono manipolati e alternati creando una sorta di narrazione astratta, nella fiducia – non sempre ripagata – che la musicalità, come voleva Cage, emerga dai suoni stessi, dal loro spontaneo manifestarsi e dipanarsi. Altro retaggio cageano sta nella sottile ironia, nel senso di leggerezza che attraversa la maggior parte di queste pagine, di non facile ascolto ma di sicuro interesse e fascino, per via di una loro personale – e peculiarmente americana – poeticità.

Voto: 6

Filippo Focosi

New World Records Home Page