(Da Vinci Classics 2020)
Un paio di anni fa, sintonizzandomi – come spesso accade – su Radio Rai Tre, rimasi folgorato da un lavoro orchestrale che non conoscevo. Cercai di indovinare chi ne fosse l’Autore, ma ogni volta che pensavo di averlo catturato, qualcosa sfuggiva, la musica fuoriusciva dai sentieri entro cui volevo incasellarla. Alla fine, scoprii che si trattava di un compositore a me – e non solo – sconosciuto: Gino Marinuzzi, assai più famoso come direttore d’orchestra che come autore, il quale compose (negli anni Quaranta del Novecento) una sinfonia che è stata oggetto di una recente (e meritata) riscoperta da parte (in primis) del musicologo Paolo Terni. Ho riportato questo piccolo aneddoto perché qualcosa di simile mi è successo con il protagonista di questo Cd della Da Vinci Classics, vale a dire Giorgio Cambissa, direttore d’orchestra e compositore italiano di origine svizzera, nato a Bodio (Canton Ticino) nel 1921 e scomparso nel 1998. Nell’accingermi ad ascoltare i brani del Cd in questione, non sapevo assolutamente nulla di Cambissa: già con i Cinque Pezzi per Orchestra del 1952, alla sensazione di familiarità verso qualcosa che pure non conoscevo, si mescolava lo stupore per il fascino unico che questa musica emanava. L’ascolto dei restanti brani – tre Concerti per orchestra, scritti tra il 1957 e il 1968, e un Divertimento, scritto nel 1950 – hanno suscitato in me la stessa entusiastica impressione. In questi lavori si percepisce chiaramente la lezione di maestri come Petrassi e Ghedini nel coniugare la densità contrappuntistica e l’attenzione per l’equilibrio formale di stampo neoclassico con un linguaggio armonico del tutto moderno. Il Nostro è capace di affrontare tanto toni leggeri e spigliati quanto (più sovente) situazioni di notevole tensione e pathos, preferendo, a soluzioni tradizionali come la variazione sul tema, la giustapposizione di pannelli dal carattere contrastante. Ma ciò che emerge come cifra spiccatamente personale è la straordinaria energia che innerva ogni pagina e che si nutre di complesse impalcature ritmiche e poliritmiche, grazie alla quali Cambissa riesce a trasmettere un senso di perenne flusso, senza con ciò privarci dei necessari punti di appoggio (melodici e armonici). Da segnalare anche la grande maestria nell’orchestrazione, che spazia da iridescenze raveliane a sonorità sinistre e cupe di marca bartokiana. Di fronte a lavori così ben scritti e ispirati, non possiamo che ringraziare la Da Vinci per averci offerto questa sorprendente e appagante opportunità d’ascolto, e al direttore Massimiliano Donninelli il quale, alla guida della Moldova State Philarmonic Orchestra, ne offre una interpretazione convincente e trascinante.
Voto: 9
Filippo Focosi