(Improvvisatore Involontario / Kutmusic 2020)
“The Uncle” è il soprannome di Gianni Lenoci, pianista pugliese dalla squisita creatività che ho potuto conoscere grazie a Kathodik e che è recentemente, prematuramente, scomparso (il che mi dispiace molto). Lenoci stesso ha comunque potuto partecipare alla registrazione dell’album, il quale – grazie alla collaborazione delle due etichette per cui è uscito – si è sdoppiato in due cd (donde il sottotitolo ‘Giano Bifronte’) che offrono gli stessi cinque brani (tutti firmati dal batterista e band leader Francesco Cusa), ma con due formazioni diverse: un’operazione curiosa e interessante che non è la prima volta che mi capita di incontrare quest’anno.
Nel primo cd oltre al leader suonano Giovanni Benvenuti (sassofonista molto carico, virtuoso e creativo), il solidissimo contrabbassista Ferdinando Romano e la versatile Valeria Sturba (voce, theremin, violino e elettronica): sopratutto i suoi vocalizzi virtuosi e i suoi interventi strumentali caratterizzano la specificità di questo primo disco. Nel secondo disco Lenoci prende il posto di Valeria Sturba e l’atmosfera cambia radicalmente. Robuste e gioiosamente allampanate le cinque tracce del primo disco, più atmosferiche ed espressive (eppure sempre ricche di energia) quelle del secondo. Nelle due versioni, grazie ad arrangiamenti sapienti, i temi – molto ben scolpiti – dei brani acquisiscono caratteri diversi, a dimostrazione che non basta la composizione strutturale a caratterizzare l’espressività musicale, cui contribuirono piuttosto, e in modo decisivo, le qualità timbriche, le dinamiche, la strumentazione e, perché no?, anche il mood dei musicisti.
Non saprei quale brano scegliere per nominare quello che più mi ha colpito tra Anthropophagy, Cospirology, Dr Akagi, Pharmacology e Reumatology (si noti, en passanti, come i titoli riecheggiano quelli di famosi standards bebop: un omaggio, credo intenzionale, che ben corrisponde al modo in cui quella fondamentale lezione musicale riecheggia, in una nuova chiave, nelle note e nei ritmi di Cusa e dei suoi assassini). Analogamente, non saprei quale dei due dischi scegliere. Se dichiarassi di preferire il secondo, farei un torto alla rigogliosa e capace inventività di Valeria Sturba. Però, complice forse la prematura scomparsa dello “zio”, il sound del secondo disco, con il suo interplay tra sax e piano e i suoi momenti di eterea, rarefatta libertà (penso ad esempio a un felicissimo episodio di Pharmacology), mi sembra più “mio” (qualunque cosa ciò significhi). Ma non è un giudizio di valore. Giano è bifronte, e qui ne ammiriamo entrambe le facce.
Voto: 9
Alessandro Bertinetto
Improvvisatore Involontario Records