(Stradivarius 2019)
Compositore italiano (seppur nato in Inghilterra) classe 1986, già presente in numerose rassegne concertistiche nazionali e internazionali, Danilo Comitini riceve, in questa produzione targata Stradivarius, una significativa registrazione di sue recenti composizioni cameristiche, scritte tra il 2014 e il 2019, che spaziano da lavori per solo pianoforte al brano per ensemble che dà il titolo all’album. Il linguaggio di Comitini è chiaramente figlio delle avanguardie moderniste della seconda metà del Novecento. Ciò si avverte nella prevalenza (s)costante di sonorità dissonanti, nel rifiuto della tonalità e delle sue regole, nello sperimentare forme e strutture nuove, non sempre intellegibili, seppur funzionali allo scopo sotteso ai singoli brani. Uno scopo – o, meglio, una volontà di significazione – che è reso esplicito dalle note di copertina, a firma dello stesso Autore, che ci aprono a un mondo immaginario capace di spaziare da ispirazioni letterarie a idee più astratte. La traduzione musicale di siffatte intenzioni, pur coerente, non sempre può dirsi egualmente efficace; a volte Comitini sembra prigioniero di alcuni cliché della scrittura colta contemporanea, come ad esempio l’iniziare ciascun brano con sonorità astruse e sinistre (qualcosa di già – e fin troppo – sentito). Gli esiti migliori si hanno, a mio avviso, quando l’Autore fa ricorso a mezzi altri: penso alle ripetizioni ritmiche in Ruinas, ai dialoghi contrappuntistici e ai giochi ritmici in Canto (per pianoforte e clarinetto), o ai frammenti melodici che di tanto in tanto emergono in Find Him. Elementi che, giostrati in modo fantasioso dal compositore, danno corpo ai mondi musicali da lui immaginati, e ci invitano a una più partecipata e coinvolgente esperienza d’ascolto.
Voto: 6
Filippo Focosi
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