(Ema Vinci Classics 2019)
Questo lavoro discografico pubblicato dall’etichetta Ema Vinci, e che vede protagonisti i due giovani musicisti del Duo Dubois Quintetto – al secolo, Alberto Cavallaro al sassofono e Federico Tramontana alle percussioni – offre, a mio avviso, una illuminante prospettiva su quel che spesso si intende per ‘musica contemporanea’. Con tale espressione, infatti, solitamente si indicano quelle composizioni (relativamente recenti) di difficile lettura, spesso caratterizzate da una sperimentazione timbrica spinta all’estremo: il che allontana gli ascoltatori di gusto più classico. Purtroppo non sempre si tratta di triti luoghi comuni. I sei brani qui eseguiti, seppur sotto certi aspetti interessanti – altro termine, questo, che meriterebbe una più specifica delimitazione – si segnalano infatti per la struttura apparentemente frammentata, per l’assenza pressoché totale di appigli melodici o armonici – e persino (tranne che in taluni passaggi) ritmici -, e per le sonorità inusitate. L’interesse di cui parlavo si riduce per l’appunto a questo, ovvero ai sorprendenti, talvolta affascinanti ma in certi casi anche fastidiosi, esperimenti acustici. Non voglio dire che le sei composizioni qui eseguite, firmate da altrettanti giovani compositori italiani, siano del tutto prive di comunicativa: ci si ferma per lo più, tuttavia, al cogliere atmosfere evocative, che non riescono ad avere una presa stabile sull’ascoltatore. L’ottimo testo introduttivo di Mara Lacchè cita in causa il filosofo Jankélévitch, autore de ‘La Musica e l’Ineffabile’: che sia questa la chiave di lettura migliore per penetrare negli oscuri meandri di queste pagine?
Voto: 5
Filippo Focosi