(Stradivarius 2020)
Di Gian Francesco Malipiero – uno degli esponenti di spicco della cosiddetta Generazione dell’Ottanta, ovvero di quel gruppo di compositori nati intorno agli anni Ottanta del XIX secolo e che riportarono in auge la tradizione strumentale italiana recuperando la scrittura polifonica del Sei-Settecento innestandovi intuizioni personali e stilemi modernisti del Novecento europeo – sono famose (e, negli ultimi tempi, anche discretamente eseguite e registrate) le opere orchestrali (pensiamo alle sinfonie e ai balletti) e cameristiche (in primis, gli stupendi otto quartetti d’archi). Assai meno note sono le pagine che il Maestro veneziano dedicò al pianoforte. Anzi, a dirla tutta, le opere pianistiche di Malipiero sono addirittura osteggiate da un cospicuo numero di pianisti. Per fortuna, non da Aldo Orvieto, tra i massimi interpreti di musica contemporanea – con una particolare attenzione al repertorio nostrano, in particolare dell’area veneta – sia come membro dell’Ex Novo Ensemble, sia in veste di solista. A partire da questo Cd, Orvieto intraprende l’ambizioso progetto di incidere – per la casa discografica Stradivarius di Milano, da sempre impegnata nella valorizzazione del patrimonio musicale italiano novecentesco e contemporaneo – l’opera completa per pianoforte di Malipiero, iniziando con una selezione di opere che, nello spaziare dagli anni ‘10 agli anni ‘60 del Novecento, ci offrono già un significativo assaggio della poliedricità di questo straordinario Autore. Se Preludio, ritmi e canti gregoriani (1937) rivela la passione di Malipiero per la musica rinascimentale e per le armonie modali, nei brevi episodi di Hortus Conclusus (1946) sembrano affiorare alcune intuizioni melodiche e ritmiche che assumeranno forma compiuta in lavori di più ampio respiro: sebbene, com’è noto, il Nostro rifuggirà sempre l’idea di uno sviluppo in senso classico dei materiali musicali, preferendo invece seguire una logica tutta personale e intuitiva degli accostamenti e delle sovrapposizioni. Un’impostazione poetica, questa, che è debitrice dell’Impressionismo e che ben si riflette nell’opera più lunga (anche per ciò che concerne i singoli movimenti) qui eseguita, vale a dire i sette Poemetti Lunari, ispirati ad alcuni quadri del pittore simbolista Mario de Maria ammirati da Malipiero in occasione dell’Esposizione Internazionale d’Arte di Venezia del 1907. Ulteriore motivo di interesse di questa incisione è la presenza di alcune prime registrazioni assolute: i citati canti greogoriani, più una serie di brevi lavori, che ci mostrano il gusto di Malipiero anche per la forma dell’aforisma musicale.
Voto: 7
Filippo Focosi
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