(Autoproduzione 2019)
Una splendida opera di sperimentazione sensibile quella allestita dal portoghese Vitor Joaquim in “Nothingness”.
Materia strappata, nostalgica ed emozionale, che avvampa, si spacca e screpola in vertigine ronzante, s’innalza vorticosa e scolpisce frequenze basse, mugolante come dolce fonderia della memoria.
Come linea d’orizzonte luminosa, di vento, voci e clangori.
Che qualcosa succhia dai “Disintegration Loops” e qualcosa in ripetizione ciclica d’intermedio fra le etno-fumigazioni degli Zoviet France e le cattedrali di traballante suono opalescente allestite da Philip Jeck.
Figura chiave della scena sperimentale portoghese, impicciato da fine ottanta tra suono, danza, installazioni, teatro e quant’altro, Joaquim realizza una delle migliori uscite in ambito ambient/elettroacustico/dronante degli ultimi tempi.
Di fremiti e immobilità apparente, col sincro sul battito cardiaco e una stella in deflagro che t’urla nell’orecchio.
Voto: 8
Marco Carcasi