(Parco Della Musica 2020)
Uno squarcio di buona musica illumina il deserto fantasmagorico del lockdown. Uno squarcio un po’ più vivace del brano, invero eccessivamente ammiccante, dei Rolling Stones (che comunque ha divertito me e pure le mie figlie, che sto, con un certo successo, iniziando ai grandi del rock, in primis Beatles, appunto Rollings, Led Zeppelin e compagnia bella).
Ma veniamo a Danilo Gallo, leader dei DDT, compositore di tutte le 13 tracce contenute in questo riuscito album e poliedrico strumentista: qui suona basso, chitarra baritona e chitarra acustica. Su solidi giri armonici ben scolpiti ritmicamente (anche grazie al preciso e anche espressivo contributo della batteria di Jim Black: Eyes of TW cfr. ), i fiati (Massimiliano Milesi ai sax tenore e soprano e Francesco Bigoni al sax tenore e al clarinetto) propongono suggestive melodie e convincenti improvvisazioni. Come avviene ormai in molta della musica più interessante da qualche anno a questa parte, il jazz incontra ed esplora altre atmosfere, qui in particolare quelle robuste del rock, ma non solo. In tal senso, mi sono piaciute molto ad esempio If You Rai e No Boundar: quest’ultimo lo vedrei (o sentirei) bene cantato dalla voce di Anthony Kiedis (per quanto i fiati svolgano benissimo il loro compito solistico). Il disco include anche brani di tenore più riflessivo (The Tree; il già citato Eyes of TW) o con sonorità più aspre (Rubble Dus), che ho apprezzato molto. Nel complesso tutti i brani sono piuttosto ricercati, e senza scadimenti intellettualistici.
Vediamo quando tra le varie fasi di questo periodo tornerà quella in cui potremo ascoltare i DDT dal vivo. Va bene l’online, certo, ma la musica si nutre soprattutto di live vero, cioè non solo telematico: e chi recensisce dischi per una webzine lo sa bene.
Voto: 8,5
Alessandro Bertinetto