Con oltre 20 milioni di streaming su Spotify ed importanti collaborazioni, tra cui un prossimo progetto con il Premio Pulitzer Ian Urbina, Olivia Belli, compositrice e pianista della scena neo-classica, debutta nel 2018 con l’album ‘Where Night Never Comes’, prodotto grazie al supporto della campagna di crowdfunding Kickstarter, che ha sostenuto il suo progetto inserendolo tra i ‘Project We Love’. Il disco ha ottenuto un ottimo riscontro di pubblico e critica, dove è stato ben accolto nelle Chart di Modern Classical, raggiungendo la #1 nella ‘Best Modern Classical Album 2018 by SoloPiano.com (USA)’ ed inserito nella Classical Top Chart di ReverbNation. Negli ultimi tre anni i suoi brani sono stati inseriti nelle playlist ufficiali di Starbucks, Spotify e Digster, suonati da BBC Radio 3, BBC 6 Music, KEXP e Classic FM, ed hanno accompagnato momenti televisivi su Sky e Rai. Olivia Belli suona ogni tipo di pianoforte, ognuno con una propria anima che ispira l’artista in modo differente, il cui suono viene talvolta arricchito da samples da lei creati, rumori di sottofondo registrati durante i suoi viaggi o, semplicemente, elementi di elettronica. Nata a Mantova, figlia di un manager, ha trascorso buona parte della sua infanzia cambiando spesso città, seguendo gli spostamenti lavorativi del padre. All’età di nove anni si trasferisce a Trieste, città eclettica e piena di stimoli che la mette in contatto con la natura e con la musica, due elementi sino ad ora mancanti nella sua esistenza. Studia al Conservatorio ed in seguito ad un incidente, che la costringe a cambiare le sue abitudini, trova in colui che diviene poi suo marito, il suo maestro e mentore, con il quale ha modo, negli anni seguenti, di dare sfogo alla sua creatività ed al suo rapporto con l’arte. Insieme registrano musiche, collaborano con spettacoli e ne inventano altri, show con attori, ballerini, pittori, video maker, dove il pianoforte rimane comunque protagonista. Dopo un periodo a Londra, trascorso a lavorare per un’importante agenzia di management musicale, Olivia Belli ed il marito tornano in Italia e cambiano vita, trasferendosi nella tranquillità delle Marche, in un casale immerso nella natura. La sua passione per il piano continua e nel 2016 decide di pubblicare ‘My Piano Dolce Vita’, il primo album in solo in cui ripropone brani famosi che è solita suonare per la sua famiglia. Tra questi, Bach, Chopin, Satie, Philip Glass, Max Richter, Ludovico Einaudi, ma suonati con una sua personale interpretazione. A marzo 2018 pubblica l’EP ‘Other Lines’, un tributo a Piano Day 2018 con quattro brani in piano solo. Ad ottobre dello stesso anno è la volta di ‘Where Night Never Comes’, il primo album da compositrice, di cui abbiamo detto in apertura.
Ringraziamo Olivia Belli per averci gentilmente concesso questa intervista.
Qual è stato il suo percorso artistico?
Ho avuto una formazione classica studiando i grandi del passato, ma fin da subito mi sono interessata alla musica del ‘900 suonando Schoenberg, Nono, Ligeti fino ad arrivare al nostro secolo, alla musica americana e infine anche a commissionare lavori nuovi.
Cosa l’ha portata ad avvicinarsi a questo genere musicale?
Per me esistono due generi: musica bella e musica brutta. Ascolto tutto quello che reputo di qualità da Bach a Billie Ellish. Da tutti i grandi artisti c’è da imparare. Poi naturalmente ognuno di noi si sente più attratto da un particolare modo di comporre: il mio è il cosiddetto “neoclassico”, conseguenza diretta del background musicale da cui provengo.
Nella sua discografia ci sono alcuni album dedicati alla musica di Philip Glass, Eric Satie, Max Richter, Ludovico Einaudi: ci sono dei compositori a cui si è ispirata, ovvero a cui si sente più legata dal punto di vista musicale?
Certamente tutti questi citati che, insieme ai Maestri del passato come Bach o Chopin, ispirano continuamente il mio lavoro. Per questo li studio e li suono, cercando un nuovo approccio esecutivo. A mio avviso è il modo migliore per assimilarne lo stile.
‘MATER’ è il titolo del suo ultimo Album. Ci può raccontare circa il significato del titolo e i motivi ispiratori di questo nuovo bellissimo lavoro?
Stiamo attraversando un momento cruciale per il nostro eco-sistema. Ci sono molti movimenti che chiedono un cambiamento. Anch’io volevo dare il mio contributo, e l’ho fatto attraverso la musica. ‘MATER’ è una meditazione, un’indagine musicale sulla sofferenza di nostra Madre Terra. Ho scelto questo titolo perché Maria, la madre di Gesù, piegata dal dolore per l’uccisione del figlio, è il simbolo per eccellenza di ogni sofferenza. Infatti per questo album ho utilizzato temi tratti dallo “Stabat Mater” di Pergolesi.
In ‘MATER’ si nota grande ricerca e cura delle timbriche, nonché dell’amalgama sonoro; qual è il processo creativo attraverso il quale riesce ad ottenere questo risultato finale?
Come ho accennato prima ho usato temi tratti dallo “Stabat Mater” di Pergolesi, che ho elaborato con l’elettronica, seguendo un percorso emotivo ben preciso. Nella prima parte ho cercato di far percepire la sofferenza di nostra Madre Terra; sofferenza causata da noi umani, dai nostri comportamenti irresponsabili; dopo una traccia di carattere estatico EX VOTO, una richiesta di perdono e di grazia – la seconda parte rappresenta la terra ormai desolata, quasi giunta a un punto di non ritorno.
Io però nutro ancora speranza, perciò l’album chiude in modo positivo: l’ultima traccia DE ANIMA è come un volo attorno al nostro meraviglioso pianeta. L’uomo troverà – deve trovare – il modo di preservarlo e di salvare sé stesso.
La sua musica è molto spirituale, profonda, personale, quale messaggio vuole trasmettere attraverso di essa all’ascoltatore?
Attraverso il mio lavoro tento di raccontare storie che mi ispirano, riflessioni che mi arricchiscono, temi a cui sono legata. E’ questo il modo migliore con cui riesco a comunicare: raccontare storie, nella speranza che queste arrivino a toccare nell’intimo anche i miei ascoltatori.
‘Where Night Never Comes’ sancisce il suo debutto come solista e compositrice. Ci può parlare dell’ispirazione dietro le musiche di questo album?
Nell’estate del 2017 leggevo con avidità “Ossi di Seppia” di Montale e mi riconoscevo nel suono, nei colori con cui descriveva la sua natura, una natura semplice, fatta di piccole cose. Così ho voluto scrivere un album che parlasse dei piccoli e grandi gesti di ogni giorno, questi quotidiani miracoli di cui dovremmo sempre essere grati. Ed ecco ‘Where Night Never Comes’: 16 piano songs che descrivono una giornata perfetta, una giornata che vorremmo non finisse mai, in cui la notte non arriva mai, appunto.
Anche ‘River Path’, molto bello ed intimo, è stato pubblicato nel 2020: qual è la sua idea di estetica musicale, quale ricerca creativa c’è dietro la sua musica pianistica?
Prima di tutto c’è un messaggio che ho tentato di trasmettere: ‘River Path’ è sì un viaggio fisico, reale, lungo il fiume che scorre accanto a casa mia, dalla sorgente alla foce, ma è anche un viaggio simbolico, interiore e spirituale. Ogni canzone è un passaggio di questo ciclo continuo. Musicalmente ho adoperato dei meccanismi che trasmettessero questo senso di continuità, di flusso, ma al contempo riuscissero a rendere i cambiamenti continui tipici del fiume e anche della vita.
Nella sua biografia si legge che lei ha vissuto in diverse città, per poi trasferirsi nella quiete delle colline marchigiane. Quanto tutto ciò influisce ed ha influito nella sua musica?
La natura è un tema ricorrente nei miei lavori, sia in forma intimistica come per “
‘River Path’, che in forma più globale come per ‘MATER’. Vivere a stretto contatto con essa influisce prima di tutto sulla mia vita e di conseguenza sulla mia musica. Ho la fortuna di poter ammirare quotidianamente i cambiamenti della natura che mi circonda, percepire la relazione tra le cose, constatarne la ciclicità. Durante la quarantena è stato ancora più sconcertante rendersi conto di quanto noi umani siamo poco importanti nel ciclo della vita: mentre eravamo immobilizzati, la natura indifferente fioriva come non mai.
Nuovi progetti ‘in cantiere’ per il futuro? Prossimi concerti?
A breve uscirà un mio EP in collaborazione con il Premio Pulitzer Ian Urbina, il giornalista del New York Times che ha trascorso molti anni ad indagare le illegalità che avvengono nei nostri mari descrivendole nel suo bestseller “The Outlaw Ocean”, appena tradotto in italiano e pubblicato per Mondadori. I diritti del libro sono stati acquisiti da Leonardo Di Caprio e Netflix. E’ stata una rivelazione scoprire il suo lavoro, tutto il materiale audio, video, interviste che ha raccolto e trasformarlo, elaborarlo in musica. Per i concerti, mi auguro si ricominci a breve.
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