(Industrial Coast 2020)
L’entità di Casale Monferrato (La Furnasetta) e la svedese Sara Ohm, splittano su nastro e in digitale.
Disastrata multimedialità sdrucciolevole per i piemontesi, che memorizzano e vaporizzano input di tempi andati (industrial/noise da rave party terminale), aggiornandoli all’oggi stronzo e senza panorama.
Con fiera verve di aggiornato antagonismo polemico, che non disdegna (New Possibilities) di smuover il didietro twerkando rugginosi, provincia urlante e dimenticata, di spettri, figuri da bar all’incrocio coll’occhio calante, di fari nella notte tra un club e l’altro nella nebbia, di inferni e paradisi, dronanti e smerigliati, cogli spalancati e tumefatti bulbi oculari sul circostante bordello complessivo che lacrimano e tutto s’offusca in una melma ansiogena.
Square dance da mosh pit virtuale, in un parcheggio vuoto con un solitario lampione a illuminar di giallo epatico il tutto e il nulla, portiere dell’auto spalancate e le casse a pompar bile a più non posso (Trapped Under Ice), voci che nulla carezzano, distorsioni e daje de tacco e de punta sul ciglio di un cratere senza fascino da cedimento del manto stradale (Asbestos Rescue).
La svedese Ohm, play loud e scartavetra di feedback e ugola, con furia punk decomposta nel caldo di un capannone abbandonato (l’incubica Future, lo sfascio di Confront Them), senza cedimento alcuno nell’accecante coltre di larsen che t’artiglian la carotide mentre progressivamente il buio cala.
Il futuro non c’è più.
Ok.
Ricevuto.
Voto: 7
Marco Carcasi