(Aut Records, Neon Paralleli, ADN, fd Records, Wallace Records, Amirani Records 2020)
Ritornano gli Anatrofobia, dopo una pausa durata tredici anni da ‘Brevi momenti di Presenza’, e fanno sette album in quasi trent’anni di onorato servizio dedicato al pentagramma. Aggiornamento di line-up che vede ai fondatori Luca Cartolari e Andrea Biondello, l’aggiunta di Cristina Trotto Gatta, e Paolo Cantù aka Makhno. Ritornano con un’opera eterea nella sua composizione, dilatata nel suo dispiegarsi brano dopo brano, dove accenni di melodia si fermano sospesi nell’aria per poi naufragare in disperate cacofonie punk accennate dalla voce spettrale di Cristina Trotto Gatta, vedi Keeping This Whole dal testo di Mark Strand, mentre in altri brani la formazione compone “acquerelli sonici” per l’ascoltatore, come la vagante strumentale Canto Fermo, l’ipnotica ballad Nero di Seppia, e anche The Speding Train, dal testo di Van Pelt, raccontata dalla Trotto Gatta con finale noise, la strumentale Mille, ballata blues minimale in slow motion. Questo solo per il lato A, poi si gira il vinile e c’è anche il lato B: e si continua così, con quasi impercettibili arazzi sonori alternati a momenti di esplorazione vocale come Rubik, l’accompagnamento delicato di Gatta in Details, It Should’ve Happened a Long Time Ago musica di Paul Motian versione fanfara jazz di un paese inesistente; la lunare Alice Wonders, Valzer de La Stacada di Breil traditional strumentale, e la chiusa con Golden Slumbers di John Lennon & Paul McCartney, anche questa accompagnata con la voce da Cristina Trotto Gatta. Una forma di assenza in musica, da ascoltare e riascoltare.
Voto: 8
Marco Paolucci