(Artetetra, 2020)
Jung Deejay è il moniker dietro cui si nasconde il newyorkese Randy Riback. Già ‘Jung Hardware’ (2017), da qualche anno il nostro ha sviluppato una passione per un sound elettronico marcatamente vintage. Per ‘Java Scripts’, ad esempio, Riback ha trascorso un weekend recuperando suoni da vecchi campionatori. Il risultato è un album che, già dal titolo, evoca ironicamente una fusione di antico e moderno dalle tinte esotiche.
Ognuna delle otto tracce è concepita come una mini-sceneggiatura a base di ritmiche tribali e coloriture di synth. L’insieme, ipnotico e minimalista, occhieggia a Laurie Anderson e Peter Gabriel, ma anche agli anni ’90 degli internet cafè e delle colonne sonore dei platform game. Il risultato è un divertissement all’insegna di un orientalismo da cartolina ma comunque ben congegnato. Sono della festa anche DJ Pikkiomania (Rainbow Island), Gap, Brian Abelson e Piezo, che animano il lato B con una serie di remix che aggiungono qualche interessante suggestione proto-rave e glitch.
Voto: 6
Marco Loprete