(Music Studio 2020)
Omaggio al romanzo postumo di Mikhail Bulgakov Il maestro e Margherita, ‘Woland’ propone un jazz in versione cameristica. Il trio — Massimo Barbiero (tra i membri fondatori dello storico gruppo Enten Eller, ed animatore dell’Open Papyrus jazz Festival di Ivrea) alla batteria e alle percussioni, Eloisa Manera al violino acustico e al violino elettrico a cinque corde, Emanuele Sartoris al pianoforte — ha un’intesa che esibisce non soltanto nel modo in cui sono equamente distribuite le firme delle composizioni dei brani (tutti in tema con il romanzo di Bulgakov), ma anche nel modo in cui quei brani vengono interpretati. Il violino tra la tradizione klezmer e quella italiana di Tartini e Paganini di Eloisa Manera — una delle figure emergenti tra i giovani musicisti italiani —, il piano, colto, versatile, modernista, che richiama a tratti Skrjabin, di Sartoris, e la morbida, ben calibrata batteria narrante e sospesa di Massimo Barbiero si amalgamano in un’offerta musicale il cui gran pregio è la coesione formale, mai abbandonata pure nei momenti più struggenti e melanconici.
In proposito si può osservare che il disco, anche nella sua ricercata ed esplicita dimensione filosofica, si sarebbe giovato di qualche richiamo musicale ai toni satirici di cui il romanzo di Bulgakov non è esente; la vena espressiva scelta è invece quella di un lirismo, indubbiamente elegante e ricercato, che a tratti avrebbe potuto potuto marcare, anche in chiavi emotive diverse, quegli aspetti più sinistri che fanno comunque capolino in particolare nella bella Suite dei tre demoni (in tre parti) composta da Eloisa Manera, la quale, insieme ad Abadonna (di Barbiero) e a Hella (di Sartoris), è una delle proposte più convincenti del disco.
Voto: 8
Alessandro Bertinetto