(New World Records 2020)
Uno degli esponenti di spicco del versante più sperimentale della musica contemporanea americana, Larry Polansky mostra una volta di più, in questa ricca selezione di brani cameristici abbastanza recenti, il suo eclettismo stilistico, che gli permette di raggiungere esiti tanto diversi quanto comunque riconducibili alla sua personalità. I brani che hanno lasciato in me l’impressione maggiore sono i due lavori più lunghi che compongono questo interessante Cd New World Records. 22 Sounds, per strumenti a percussione, è il prodotto di un complesso algoritmo che preordina i vari parametri (timbro, durata, ecc.) dei singoli elementi musicali. Il risultato è tuttavia meno cerebrale di quanto si potrebbe pensare; particolarmente avvincente è il modo in cui la tensione contrappuntistica cresca gradualmente ma inesorabilmente, per arrivare a un punto di densità e pathos davvero ragguardevole, che andrà poi lentamente a stemperarsi. Ancor più coinvolgente dal punto di vista emotivo è five songs for kate and vanessa (per violino, violoncello e pianoforte), che potremmo definire una sorta di musica al quadrato. Polansky attinge infatti a tecniche tra le più disparate – dall’utilizzo dell’intonazione pura alla dilatazione temporale di un determinato contenuto melodico – per costruire, a partire da materiali già di per se stessi in certa misura spuri (trattandosi, tranne che per il canone scritto dallo stesso Polansky, di due canzoni tradizionali nell’arrangiamento che ne fece la compositrice Ruth Crawford Seeger e delle variazioni su un tema scritte dal compositore barocco Johann J. Froberger), percorsi narrativi che alternano momenti stranianti ad altri toccanti e di immediata comunicativa. Il CD si chiude con un breve canone per tromba e pianoforte, in cui una linea melodica semplice, che trasmette un senso di contegno emotivo, è sottoposta a variazioni graduali che non ne intaccano la fisionomia. Una limpidezza di scrittura che contrasta con i labirinti sonori escogitati in brani come These Are The Generations…, per quattro percussionisti, e Sacco, Vanzetti, per un un ensemble che vede lo stesso Polansky esibirsi al mandolino.
Voto: 7,5
Filippo Focosi