(Discusmusic 2020)
La calda fisica semplicità di una chitarra acustica e l’aspro vigore di una scarna batteria sono ingredienti essenziali, elementari per un dialogo musicale, nato dall’improvvisazione, e poi esposto nella forma di quattro brani che inneggiano all’amore romantico (o danno l’impressione di farlo). Potrebbero essere ingredienti vincenti. Tuttavia, benché il suono e la forma che lo plasma sia accattivante, il tentativo non riesce: resta appunto accattivante Non è tanto la capacità chitarristica di Craig Green a mancare (ci sono sprazzi di buona pratica artistica e artigianale) né il contributo post-rock di Clive Deamer (spesso convincente). Piuttosto a lasciarmi un po’ perplesso e a infastidirmi all’ascolto ripetuto è (quella che percepisco come) l’ostentata convinzione di fare qualcosa di autenticamente particolare o di particolarmente autentico. In alcuni casi (ad esempio in The high price of real estate in the simulation (note c) l’insistenza strascicata su un pattern ritmico-melodico non è compensata a sufficienza dall’intervento di attimi di turbolenza e ciò porta alla noia. In You don’t reply anymore (note c) le cose peggiorano: il brano potrebbe essere adottato da qualche annuncio pubblicitario di un’automobile ripresa in panorami mozzafiato con bacio finale di due innamorati (gli occupanti dell’auto) su una scogliera. Oppure per un balsamo (sempre con bacio finale su scogliera). Per dirla con un motto, l’esibizione della ricerca dell’autenticità denuncia la sua mancanza: scade in un kitsch non esteticamente giustificato e ci affloscia un po’ le orecchie.
Voto: 3
Alessandro Bertinetto