(Concrete Records 2020)
Semilavorato: “prodotto che ha subìto una lavorazione e costituisce lo stadio intermedio per ulteriori lavorazioni”. La definizione è della Treccani, e allude a una fase transitiva ma perfetta, a un progetto compiuto in nome dell’incompiutezza. Come la sperimentazione sintetica di Kunta Klimt, geometrica e aperta a ulteriori sviluppi.
Il groove è sporco e ipnotico, industriale, ballabile. L’ispirazione è vintage ma la tecnologia è moderna: tutte le sette tracce sono state composte su un iPad di quarta generazione. Il procedimento non è post-moderno: manca il distacco dell’ironia. Diciamo piuttosto iper-moderno, tipico di quella musica che mastica se stessa come se il passato – quel passato da cui attinge a piene mani – non fosse mai esistito.
E’ un problema diffuso, oggi, ma facciamone un cruccio. ‘Semilavorati’ si ascolta con interesse, è compatto e disturbato, somiglia a volte a un’interferenza altre a un party undeground anni ’80, cose implacabili, insomma, che scuotono le viscere e la nostalgia.
Voto: 6,5
Marco Loprete