La Family Sounds è una neonata label dedita alla creazione di manufatti vinilici a 33 giri che recano un lavoro e una cura incredibili, album rifiniti ed elaborati in maniera certosina per la confezione, e per la musica registrata sui supporti. La label crea praticamente dei “dischi d’artista” dei giorni nostri. Colta l’occasione al volo, ho cercato di capirci di più attraverso le consuete Quattro Chiacchiere Digitali a Davide Catraro, che ha raccontato quanto segue:
1. Come è nata l’idea della label?
E’ stata prima di tutto un’esigenza. Al tirare le somme dopo tutte le sessions delle registrazioni di The Unknown ci siamo trovati con più di due ore di materiale, di praticamente impossibile collocazione. Aspetta, ti spiego che cos’è The Unknown: The Unknown e’ il primo progetto, un progetto cosi’ assurdo che ha creato il bisogno dell’etichetta. Completamente borderline, allo stesso tempo demode’ e avanguardistico, situato in territori che spaziano da Zappa ai Mr. Bungle, ma con testi completamente looser. Un disco d’esordio di 140 minuti. Nessuna etichetta l’avrebbe prodotto. Per questo abbiamo deciso di serializzarlo in singoli, e creare l’etichetta. Puoi sentire i primi singoli usciti su familysounds.bandcamp.com. La mia persona (Davide) e’ solo l’amministratore del mio corpo fisico e provvede alle necessita’ pratiche ed economiche di Family Sounds. The Unknown e’ il mio alter ego. Suona in una maniera, scrive i testi in una maniera, e compone in quella maniera. Partecipo anche agli AAAA. Li sono un’altra persona. Scrivo, suono e interpreto in una maniera completamente diversa. Al momento di prendere una decisione importante per il futuro dell’etichetta tutti questi io contano. Infatti di solito parlo sempre al plurale parlando di family, non per darmi un tono, ma perché veramente ogni musicista che interpreto eè un’entità diversa. Poi ci sono i collaboratori. Le persone che hanno collaborato alla musica hanno anche avuto voce e importanza nelle decisioni prese nei progetti che li hanno riguardati… Per questo anche siamo family, siamo noi. Qualche pezzo avrebbe potuto interessare qualche etichetta già esistente, ma non il progetto complessivo, decisamente troppo eclettico, avanguardistico e retrò allo stesso tempo, presuntuoso nelle scelte musicali e testuali, critico da maneggiare a livello commerciale in praticamente ogni aspetto dell’opera. Trovandoci di fronte a questa situazione potevano succedere solo due cose: dedicarsi a musica più commerciale o aprire l’etichetta. E’ successa la seconda.
2. Perché il vinile?
Il vinile mi ha innamorato alla musica, ero bambino e guardavo quei grossi cosi rotondi, magici, che mi era sempre proibito toccare. Ho passato anni e sono stati compagni di vita inseparabili, da cui ho imparato piu’ che dai libri. Poi ho continuato a comprare cd, anche se non mi piacevano tanto. Ho continuato a collezionare mp3, che mi hanno dato la possibilità vera di conoscere la vastità della storia della musica contemporanea. Ma oggi, dopo anni di ascolti, ascoltare mp3 mi risulta quasi faticoso. I cd che ho comprato sono andati tutti persi nei traslochi dopo essere diventati delle fredde scatolette brutte e sbeccate. I vinili li ho ancora tutti (beh, meno quelli che si prestavano e non tornavano più), suonano incredibilmente e solo sentire la puntina che cade nel primo solco, le microvibrazioni del mobile che sembrano voler esplodere di bassi impercettibili, fino a che la musica non esplode di quel suono allo stesso tempo ruvido ma dettagliatissimo, e’ un piacere quasi erotico..
3. Il vostro è un manufatto artigianale che si potrebbe paragonare, per la lavorazione: tempi, modi e quant’altro, e per il numero di copie stampate, al libro d’artista. Voi state creando vinili d’artista. Che ne pensi? Concordi oppure?
Si, effettivamente e’ questo. Abbiamo visto come l’industrializzazione ha fatto nella musica quello che ha fatto anche in altri campi. Rende tutto freddo, con poco sapore e significato. Ma mentre in certi campi c’e’ molta “controproduzione” (una produzione alternativa alla produzione industriale di massa (“produzione dal basso”); ad esempio esiste il cibo completamente industriale ma non per questo muoiono le trattorie, anzi e’ in aumento la richiesta del biologico), in certi campi artistici risulta più difficile, gli artisti sembrano ancor più schiacciati da queste leggi che lo stesso mercato globale genera, e pur essendo più facile produrre musica nel 2020, e’ spesso un’attività in perdita, non c’è molto interesse nel pubblico. Vediamo un panorama molto saturo di offerta ma poco di reale novità, reale sforzo, ma sappiamo che spesso non e’ nemmeno colpa degli artisti, e’ che oggi come oggi c’è poca “retroalimentazione” (intendo tutto lo spettro di feedback che l’artista riceve, può andare dal compenso economico al semplice interesse o apprezzamento.
Per esempio oggi alla gente non importa molto della musica. Non dico della mia musica. Vedo semplicemente la differenza di pubblico che c’è su Internet fra ottimi musicisti e che hanno anche qualcosa da dire e i video delle pagliacciate. I secondi sembrano essere quelli premiati. La retroalimentazione permette all’artista di esistere. Non dico guadagno perché la parte emotiva e il coinvolgimento del pubblico ha un grande peso. Ma appunto non basta solo quello, serve anche poterci vivere). Pure qua abbiamo visto un bivio: Essere mangiati da questo tritacarne oppure rischiare: fare gli autarchici, investire in proprio, fare tutto in proprio, distribuirsi in proprio. La cosa porta inevitabilmente alla massima libertà che e’ quello che volevamo dall’inizio, e senza volerlo il numero limitato e le possibilità illimitate fanno di Family Sounds più che una piccola label musicale, un progetto artistico a 360°.
4. Prevedete altri formati?
Per il momento prevediamo una “supersperimentazione” con il vinile. Se dovessimo buttarci su generi che hanno a che fare con l’Hardcore Punk o con certi tipi di Industrial probabilmente introdurremmo anche delle cassette, ma non pensiamo mai produrre un cd, e consideriamo gli mp3 (che peraltro diamo sempre free) come semplici “campioni illustrativi”. L’opera e’ il disco.
5. Come scegliete le produzioni?
Beh, per ora siamo appunto una “family” ci sono dei musicisti che ruotano intorno in maniera amicale e creiamo diversi progetti. I progetti vengono cuciti addosso all’idea o all’emozione che deve essere comunicata. Siamo molto concettuali nella preparazione, poi viene sempre una fase emozionale in cui le cose vengono da sole, sulla base delle premesse, e poi si riordina semplicemente il tutto. Ma la cosa che accomuna tutto, il filo conduttore di Family Sounds, e’ la “diversita”. Siamo nati per dare voce a chi ha idee diverse, che non siano già passabili in altre etichette o troppo simili al prestabilito. Affrontiamo qualsiasi genere purché ci sia freschezza e “continuità concettuale” (termine di zappiana memoria)
6. Pensate in futuro a coproduzioni?
Si, ci piacerebbe. Per come siamo fatti ci piacerebbe creare da zero progetti con altri musicisti per fondere esperienze diverse, piuttosto che “trovare talenti”. Per il momento non abbiamo molta visibilità o molte vendite, quindi ci riesce difficili anche fare proposte concrete a musicisti che ci piacciono, ma chissà in futuro, la vita è comunque sempre una grande sorpresa..
7. Come vivete il presente musicale?
Beh, un po’ un dramma, a parte una certa situazione di omologazione indotta di cui parlavo prima, la mancanza del concerto live che stiamo sperimentando e’ secondo me un vero aspetto del dramma che sta vivendo il mondo. La musica e’ vita. Per me non è un detto, è un credo, e penso che questa assenza non sia per niente salutare alla società. Il vinile e’ sicuramente la dimensione più bella per possedere la musica, ma possederla non è viverla.
8. Progetti futuri?
Questo mese esce la mega-opera degli ĀraṇyakAƔnoiantAḥkaraṇA, una cosa completamente diversa da “the Unknown”, probabilmente diametralmente opposta, un progetto serio, epico, esoterico, psichedelico. Poi abbiamo milioni di progetti, il problema e’ avere il tempo per realizzarli. “the Unknown” si e’ arenato un attimo per lo sforzo richiesto dagli ĀraṇyakAƔnoiantAḥkaraṇA, che e’ un Lp intero, con videoclip, un sacco di lavoro, per una microetichetta come la nostra, ma abbiamo 8 singoli pronti e almeno un paio di videoclip già ideati da realizzare per ‘the Unknown’, il prossimo singolo degli ĀAAA, poi ho un progetto di loop vinilici “randomici” che sarà una cosa molto particolare, c’è da fare un Ep dei Messengers of the Unknown, che e’ la nostra cover-band Brutal-R’n’R-Unplugged, e cercavo anche in questi giorni componenti per una banda che parte da influenze Hard Core. Troppa roba? Decisamente sì, quindi poi come sempre smetto di pensare ai progetti futuri e ritorno al presente. Chi vivrà vedrà.
Link: Family Sound Bandcamp Page