(Innova 2020)
Gli ingredienti che formano la tavolozza del compositore americano di origine finlandese Ilari Kaila (classe 1978) sono quanto mai numerosi ed eterogenei. Un linguaggio armonico che spazia dalla tonalità al sistema diatonico; strutture ritmiche e poliritmiche che risentono tanto delle sperimentazioni moderniste del Novecento europeo quanto della musica indiana e, in taluni passaggi, del progressive rock; una espansività melodica di grande freschezza, che talvolta attinge a materiali folk della sua terra natia. Kaila fa un uso sapiente e ispirato di questi elementi per creare percorsi espressivi variegati, dotati di picchi di tensione emotiva che si alternano a passaggi introspettivi, pervasi da un diffuso senso di spiritualità; ciò è particolarmente evidente nei tre brani per quartetto d’archi qui eseguiti, The Bells Bow Down (2006) – dove alle bravissime musiciste del quartetto d’archi Aizuri Quartet si affianca la pianista Adrienne Kim – Wisteria (2003), e Jouhet (2017). La stessa Kim offre una brillante interpretazione del breve ciclo pianistico Taonta (2016), in cui confluiscono le influenze più disparate, dalla musica barocca a tecniche proprie della tradizione cinese, il tutto filtrato da una forte impronta impressionista. I due restanti brani, Cameo (2015, per flauto, viola e pianoforte), e Hum and Drum (2017, pianoforte e violoncello), sono giocati sulle frizioni prodotte dalla combinazione del lirismo delle parti melodiche e un insistente, seppur flessibile, dinamismo ritmico, e su combinazioni timbriche personali e fantasiose, che offrono motivi di ulteriore interesse per una musica, quella di Kaila, davvero intrigante e appassionante.
Voto: 7,5
Filippo Focosi