(I Dischi della Vetrocipolla 2020)
Chiedersi il senso di tutto, direbbe uno psicologo, è una strategia disadattiva. Vero è, però, che qualche domanda occorre pur farsela di tanto in tanto, soprattutto quando si parla di progetti artistici.
Nel caso di ‘Abbi Strada’, si fa fatica a trovare una ragione d’essere che vada oltre l’omaggio personale. Nelle note Carlo Pedini, direttore della Polifonica Pievese e dell’Orchestra Suonosfera, spiega che Fabio KoRyu Calabrò (voce e ukulele) si dedica da anni a ricomporre in italiano i testi dei Fab Four (questo è il suo quinto disco di riletture beatlesiane). “Tradurre e non tradire”. L’intenzione era rendere le metafore, i neologismi, i giochi di parole dei quattro di Liverpool nella nostra lingua, ma in modo non letterale, cogliendone lo spirito, se così si può dire. Posto che ogni traduzione è, in realtà, un tradimento, risulta difficile credere che Something possa rendersi correttamente con Qualchecosa, o She Came in Through the Bathroom Window meriti d’essere liquidata, seppur giocosamente, con Vasistas.
Musicalmente, ‘Abbi Strada’ si regge sugli arrangiamenti orchestrali che strizzano l’occhio tanto alla classica (Stravinskij, Beethoven, Mahler, Holst, intercalati rispettivamente in Come Togheter/Tuttinsieme, Because/Poiché, Sun King/Re Sole e The End/La Fine) che al musical e alle colonne sonore cinematografiche, passando per una certa tradizione pop italiana. Il risultato è che viene a mancare tutta la spigolosa freschezza degli originali. Una Golden Slumbers/Dolci Sogni così potrebbero rifarla il Morgan imitatore seriale di Tenco e Bindi, o quella sciagurata cover band dei Nomadi che ancora infesta le sagre di paese. La rilettura di Oh! Darling/Oh! Cara! fa pensare più a Baccini che ad un ensemble colto.
Insomma, se l’intenzione era stravolgere i Beatles per far risaltare, in purezza, la geniale follia del quartetto inglese, spiace, il risultato è lontanissimo. L’effetto è piuttosto senile. Tanto vale, a questo punto, ascoltare l’ultimo di McCartney. Per rimpiangere i Fab Four è certamente meglio.
Voto: 4
Marco Loprete
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