(Blakk Harbor Records 2020)
Seconda uscita lunga per l’act greco di stanza a Berlino, Blakk Harbor.
Strutture monolitiche e folate di noise, sottrazione e massimalismi, cupe notti e orizzonti neon, gelidi e crepitanti.
Nove brani di tribale sound design, quasi carpenteriano rito collettivo.
Intriso d’ansia e sfacelo (il circostante), pestato e coinvolgente.
Tappeti immobili e gambe che corrono svelte, coda lunga post-industrial, che sfrigola di cortocircuiti in dronamento, mentre si sbatte come soundtrack di urbane afflizioni distopico/technoidi.
Pressioni stritolanti e sforzo del volo.
Voto: 8
Marco Carcasi