(Discus 2020)
19 ricercati, delicati e raffinati affreschi sonori realizzati da Martin Pyne (vibrafono, batteria, percussioni, toy piano). Cominciando con un semplice tema (ipnotico, quasi per ballerina meccanica) al toy piano (Summoning), il disco prosegue con incisioni ritmico-atmosferiche da ascoltarsi in due modi complementari: aperta e rilassata percezione del suono e immaginazione dei movimenti che la danza potrebbe offrire per realizzare l’offerta musicale. I ballerini assenti sono quelli che un musicista abituato a lavorare con danzatori e danzatrici sogna nel periodo del Lockdown: infatti, un desiderio di immagine in movimento sorge spontaneo all’ascolto di questi brani. Brani largamente improvvisati immaginando la danza in un teatro deserto e invitando a immaginarla. Un disco particolare: pensato, sentito, auratico, d’ambiente: anche nei brani in cui la batteria o il vibrafono vanno verso il jazz (ad esempio Umbra e Invocation). Un disco che senza strafare richiede di essere apprezzato con cura, tanto per l’idea quanto per la realizzazione.
Voto: 8,5
Alessandro Bertinetto