(Nonesuch Records, 2020)
Non è facile recensire l’ultimo lavoro del geniale Tigran Hamasyan, senza far uso di aggettivi estremi. ‘The Call Within’ è un album cervellotico, astruso, esorbitante, impressionante. Il musicista prodigio armeno, (in quell’area tra Armenia e Azerbaijan sembra esserci una congiunzione astrale per cui vi nascano artisti davvero unici e geniali: basti pensare a Vagif Mustafa Zadeh e sua figlia Aziza Mustafa Zadeh, di cui parlerò in una prossima recensione, nati a Baku in Azerbaijan, così come lo stesso campione di scacchi Garry Kasparov), produce il suo decimo disco da solista che ci conferma ancora la straordinarietà di questo grande pianista. La sua musica rappresenta una fusione di stili che incorpora il jazz, la fusion, il rock progressive e la musica etnica armena, condensati insieme con grande espressività, maestria, nonché capacità armoniche e ritmiche davvero uniche, singolari ed insolite. Dopo notevoli punte compositive raggiunte con ‘Moockroot’ (dove è evidentissimo la commistione e l’influenza della musica popolare armena) e il bellissimo ‘An Ancient Observer’, altro album capolavoro, ‘The Call Within’ colpisce per la sua complessità e concezione oserei dire matematica delle relazioni ritmico-armoniche, di cui Levitation 21, ‘pazzesco’ brano di apertura ne è l’emblema assoluto. Come afferma l’artista nel suo sito internet (da visitare assolutamente perché davvero bellissimo e ben costruito): “secondi indicibili di desiderio, realizzazione subliminale e soprattutto gioia, riempiono il corpo mentre un’opera d’arte, una poesia o una melodia sta nascendo in questo mondo senza una ragione apparente, ma solo per l’umanità di scoprire ciò che è invisibile: il mistero divino”. Basta ascoltare Vortex o l’ipnotica Ara Resurrected per comprendere la difficoltà dei vorticosi ritmi asimmetrici (chiaramente derivati dalla musica popolare armena) con sovrapposizioni poliritmiche impressionanti o 37 Newlyweds dove eteree linee vocali ancestrali si distendono sopra le suggestive costruzioni armoniche. Insieme ai suoi ‘compagni di viaggio’ di indubbio talento Evan Marien al basso elettrico e Arthur Hnatek alla batteria, Tigran Hamasyan realizza un CD trascendentale e veramente entusiasmante.
Voto: 9
Luciano Feliciani