La Edizioni Crac è una piccola e agguerrita casa editrice italiana di musica con cui ho incrociato le strade per qualche presentazione dei volumi del suo catalogo in giro per librerie. Come non scambiare le mie consuete Quattro Chiacchiere Digitali con l’editore e deus ex machina Marco Refe? Detto fatto e scritto. A voi la lettura:
Come è nata la casa editrice?
Crac nasce nel 2011, dopo una lunga avventura editoriale con l’Orecchio di Van Gogh, editrice chiaravallese legata all’omonima associazione culturale che, oltre alla pubblicazione di libri, si occupava di realizzare iniziative culturali e che negli ultimi anni aveva aperto una libreria a Falconara, dove si teneva la maggior parte delle iniziative proposte (presentazioni di libri, mostre, cineforum, convegni ecc.). Dopo la chiusura dell’associazione ritenni necessario non sprecare la competenza acquisita negli anni precedenti e decisi di avviare Crac, concentrandomi sulla musica, un ambito che mi permetteva di riconnettermi al mio trascorso musicale e che, soprattutto, era poco frequentato dall’editoria di quel periodo. Con il primo titolo giocai in casa, scegliendo la biografia dei Kurnalcool, che in quel periodo festeggiavano il loro ventennale, poi il libro sul punk italiano degli anni Ottanta, quindi il bel libro di Marino sui dischi inesistenti e quello di Livia Satriano sulla No Wave. Poco dopo, per una strana sincronia, venni contattato da Gianni Della Cioppa e da Steve Sylvester per la biografia del “Negromante del Rock”, che ha aperto la strada per la serie di volumi dedicata al Metal italiano (‘Strana Officina’, ‘Vanadium’, ‘The Black’, ‘Unreal Terror’, ‘Skanners’ ecc.). Un ruolo importante ebbe anche la trilogia dei “Solchi sperimentali”. Tra l’altro nel 2021 dovrei proporre la nuova edizione del primo volume.
Com’è fare l’editore indipendente oggi in Italia?
Molto difficile. Quella editoriale è un’industria e farne parte da indipendenti richiede risorse economiche ed energie di cui non dispongo. Per cui il ruolo di Crac è estremamente marginale (se vuoi: “di nicchia” ahahaha!) nel panorama editoriale italiano. La dimensione micro delle edizioni (gestisco Crac praticamente da solo, con l’aiuto di un paio di amici che mi aiutano sul versante della grafica e dell’editing) determina problematiche enormi dal punto di vista organizzativo e gestionale. Non solo: la volontà di mantenere la sede in provincia, in una regione lontana dai grandi eventi musicali e editoriali ne riduce enormemente il potenziale. Quindi le difficoltà dal mio punto di vista sono molte (economiche, logistiche, di visibilità ecc.), ma dipendono dalla scelta di mantenere un profilo basso e restare al di fuori dell’ingranaggio “industriale”, anche perché quella editoriale non è (per fortuna) la mia unica attività.
Come scegli gli autori e i titoli?
Nonostante quanto detto sopra, Crac in questi anni ha acquisito un’identità propria e, credo, piuttosto riconosciuta e riconoscibile legata soprattutto al desiderio di dare evidenza alle diverse scene musicali italiane. Tieni conto che l’idea iniziale partiva proprio da un desiderio quasi documentaristico che aveva un solo punto fermo: “nessuna Rockstar in catalogo!”. Direi che è un proposito al quale ho mantenuto fede. Come scelgo i titoli? Molti vengono direttamente proposti dagli autori, mentre altri li cerco specificamente in base a un criterio assolutamente antieconomico: “che cosa mi piacerebbe leggere? Di quale autore/corrente vorrei saperne di più?”.
Sei una casa editrice specializzata in musica. Perché hai scelto questo genere? Da qui, come vedi la critica musicale editoriale in Italia?
Come ti dicevo la scelta è legata a interessi personali ma anche al fatto che nel periodo di gestazione le case editrici specializzate in ambito musicale erano davvero poche e con un’offerta o estremamente generalista (come ad esempio Arcana) o estremamente specialistica (come ad esempio Tsunami). Seguendo il principio “cosa mi piacerebbe leggere” mi sembrava ci fosse uno spazio libero all’interno del quale collocare un marchio che facesse della ricerca in ambito musicale concentrandosi tra l’altro sulle “scene” italiane e lasciando gli americani e gli inglesi agli altri.
Sei interessato all’e-book, anche per le tue pubblicazioni?
Ho fatto qualche tentativo in passato ma no, direi che per ora non mi interessa. C’è una dimensione feticistica nel libro cartaceo che fa parte dell’imprinting di Crac.
Pensi sia possibile la coproduzione tra editori per pubblicazioni selezionate, come avviene tra microlabel nella musica?
Mah, sinceramente non saprei… Non mi è mai capitato né ci ho mai pensato.
Prossimi titoli in uscita?
Direi che il 2020 si è chiuso con una bella proposta, molto articolata ed eterogenea (il libro sugli Squallor, quello su Flavio Giurato (recensito da Kathodik qui, ndr), il libro dedicato al Mod in Italia, quello su Luciano Cilio). Per il 2021 ho in preparazione per ora un titolo dedicato al cinema (altro ambito su cui Crac ha prodotto titoli a mio avviso notevoli, come quelli sulla Sound Design in Lynch e in Tarantino, quello di Rudy Salvagnini sul cinema estremo) che si concentrerà sul rapporto tra configurazioni visive e relazioni umane (Stefano Gallone’ L’Apocalisse fuori campo’); un piccolo libro intervista con Robert Wyatt; un libro su Miguel Bosé (!) e uno di Michele Monina dedicato al cantautorato femminile.
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