(Nonesuch 2020)
Ormai da diversi anni, gli autori contemporanei di musica classica hanno col passato un rapporto non più di conflittuale repulsione, ma nemmeno di appropriazionismo citazionista. Piuttosto, la tradizione offre modelli che si prestano a letture nuove, che fanno tesoro di stilemi consolidati e ancora forieri di sviluppo. Tale è il caso della giovane compositrice americana Sarah Kirkland Snider, che ha scritto una Messa per coro ed ensemble da camera che riflette una sensibilità – sociale e culturale – contemporanea, che si declina musicalmente in sei movimenti di cristallina bellezza. La particolarità, dal punto di vista del contenuto, sta nel fatto che, attingendo tanto a testi liturgici in latino quanto ai versi originali del poeta Nathaniel Bellows, la ‘Mass’ della Snider non si rivolge alle sfere celesti, ma al nostro deturpato pianeta, presentandosi come una commossa preghiera per gli animali e l’ambiente naturale in cui essi vivono: entrambi vittime dell’azione espansiva, spesso irrispettosa, dell’uomo, che ha modificato pericolosamente gli equilibri dell’ecosistema, come ormai denunciato da più parti. Il canto commosso di questo moderno Requiem si snoda, come detto, in sei movimenti, caratterizzati da una solida ed elegante scrittura polifonica, che risente tanto del canto gregoriano e della musica rinascimentale, quanto dell’opera di maestri contemporanei come Arvo Part o Gabriel Jackson. La Snider intreccia abilmente linee melodiche nitide e toccanti, affidando alle sezioni ritmiche più vivaci i momenti di maggiore tensione espressiva. L’autrice mostra anche una personale sensibilità timbrica, che si manifesta ad esempio nell’uso primario dell’arpa, che sembra tracciare i sentieri melodici e ritmici lungo i quali si snoda la partitura, magistralmente eseguita dall’ensemble Gallicantus.
Voto: 7,5
Filippo Focosi