(FragHola Entertainment 2020)
Un’ottima impressione è quella che riceviamo dall’ultimo album di Simona, al secolo Simona Palumbo. Una pulsazione intensa che dura, costante, per tutti gli oltre 48 minuti del disco, alimenta un groove che innerva un pop elettronico von venature, talvolta, neo-dark e momenti che sembrano prefigurare una espansione verso il punk elettrico (tuttavia, mai esplicitato). Teletrasportandoci, parzialmente, nelle atmosfere sonore della creatività tra fine anni ’80 e inizio anni ‘90, le composizioni del duo costituito dalla cantante e autrice e da Antonio Valle, creatore di timbri rotondi, profondi e avvolgenti e ritmi costanti e contagiosi, ci trascinano serenamente, anche grazie agli arrangiamenti di Peter James Walsch, in un ascolto favorevole al relax e al movimento corporeo.
I brani iniziali (The Blue Man, Baby, One Colour) costituiscono un esordio vincente, con i loro intrecci di suoni curati alla perfezione, il loro incedere sostenuto, i bassi penetranti e le melodie disegnate con dedizione lirica e intensità espressiva e meditativa dalla voce di Simona, che talvolta si raddoppia o, in più rare occasioni, si fa sostenere dal controcanto di Valle. Introducono così il territorio sonoro che verrà esplorato nelle tracce successive – ad esempio Psychiatric Childood, My Pain, I Saved Time, Only Good Things e Feeling Inside – che continuano a raccontare in modo sempre più intimo la personale vicenda esistenziale e musicale della cantante.
La conoscevo come raffinata interprete di bossanova e cantante lirica, ma mi aveva già sorpreso con la sua performance nel duo Simon & De tonis (‘TREASURES’, 2016), un eccellente album di cover pop-rock riarrangiate in chiave elettronica. Qui va oltre, costruendo un’autobiografia musicale che sa insieme di presa di coscienza, non esente da qualche amarezza, e di slancio deciso verso una nuova fase creativa: del resto, come recita il mantra di The World Behind Sun Glasses, “happiness is the way”.
Voto: 8
Alessandro Bertinetto