(nella foto Antonio Bacciocchi con Paul Weller) Antonio Bacciocchi è un musicista, giornalista, storico dei movimenti, editore da qualche tempo. Lo seguo sul suo blog, che consiglio vivamente, e ho deciso di dedicargli le mie consuete Quattro Chiacchiere Digitali. Antonio Bacciocci si è mostrato disponibile a scambiarle e, come sempre, a voi la lettura:
Come è nata la casa editrice Cometa Rossa?
Nella bulimia scomposta dell’editoria musicale e non solo (di cui sono anch’io responsabile con i miei titoli), le vendite dei libri sono giocoforza sempre più limitate. Ormai lo scibile musicale é stato pressoché totalmente coperto da pubblicazioni di ogni tipo. Ho pensato di dedicarmi alla nicchia della nicchia. Di fare mia (e renderla slogan/disclaimer di Cometa Rossa) una frase del mai troppo lodato Alex Chilton: “A un certo punto ho capito che se stampi solo cento copie di un disco, allora quel disco arriva alle cento persone nel mondo che lo desiderano di più”. Cometa Rossa stamperà solo 100 copie (con qualche eccezione di 150 o 200) che, una volta esaurite non saranno mai più ristampate. In un’epoca Amazon/tutto subito/qualsiasi cosa, i libri di Cometa Rossa, una volta esauriti, non ci saranno più. E’ un’opera artigianale/amanuense, limitata, anti capitalista e incurante del profitto. ‘Sandinista!’ ha venduto le 100 copie in 5 ore e ha avute richieste per almeno altre 100 copie e forse più ma ormai era finita. Punto. Non si trova in libreria ma solo presso un distributore D.I.Y, “HellNation Libri“.
Hai iniziato con un titolo di argomento musicale: il volume dedicato all’album dei Clash ‘Sandinista’. Perché questo disco?
Ho scelto ‘Sandinista!’ perchè ne ricorreva il quarantennale della pubblicazione (il libro é uscito esattamente il 12 dicembre 2020, 40 anni dopo) e perché lo ritengo uno dei dischi più importanti nella storia del pop rock. Uno dei primissimi dischi pop in cui i generi, fino ad allora piuttosto rigidamente compartimentati, si sono mischiati. Un gruppo di punk bianchi londinesi ha preso funk, hip hop, reggae, dub e lo ha mischiato a folk, rock, punk rock, disco, gospel ecc. Contemporaneamente i Talking Heads con ‘Remain in light’ accoppiavano new wave, funk e Africa. Due pilastri da cui é nata una musica nuova. E poi ‘Sandinista!’ é con ‘Quadrophenia’ e ‘Abbey Road’ il mio album preferito di sempre.
Da qui, considerando anche la tua esperienza quotidiana di giornalista musicale, come vedi la critica musicale editoriale in Italia?
Mancano, secondo me, le grandi firme autorevoli. Ci sono grandi giornalisti, che scrivono benissimo ma, paradossalmente, manca il “Bertoncelli a sparare cazzate” (cit. Guccini). In generale però credo che il livello sia molto alto. Leggendo riviste e testate inglesi e americane mi accorgo di quanto, molto spesso, il nostro livello di critica musicale sia a livelli per loro inimmaginabili.
Com’è fare l’editore indipendente oggi in Italia?
In realtà non sono un editore ma sono rimasto un semplice fanzinaro. Che invece di graffare a una ad una le cento fanzine da vendere al concerto a mano, va in tipografia e stampa un libro poi distribuito regolarmente e pubblicizzato sui social.
Pensi sia possibile la coproduzione tra editori per pubblicazioni selezionate, come avviene tra microlabel nella musica?
Sarebbe auspicabile ma non la vedo così facile. Per esperienza vedo spesso divisioni e posizioni conflittuali ma ben vengano iniziative in tal senso.
Prossimi titoli in uscita? Hai in mente anche altri argomenti oltre la musica?
Le pubblicazioni saranno quasi sempre improntate al mondo musicale (di nicchia ovviamente). In programma ci sono due nuovi libri, uno in primavera e uno prima della fine dell’anno. Ma, tra le altre particolarità di Cometa Rossa (PS: titolo mutuato da un brano degli Area, il mio gruppo italiano preferito), c’è l’annuncio solo nel giorno dell’uscita.
Link: Cometa Rossa Edizioni