(RVNG Intl. / Freedom To Spend 2021)
Tiziano Popoli è tra gli eroi perduti della new wave italiana. Non quella che guardava ai Duran Duran (ma era new wave, poi?), tantomeno ai Joy Division, piuttosto quella sottilmente inquieta, prima che avanguardistica, del Bowie berlinese, e poi certo anche alle avanguardie, Reich, Glass ecc., ma con gusto e sensibilità italopop (vedi alla voce Battiato).
‘Burn the night / Bruciare la notte’ raccoglie 14 registrazioni del periodo ’83-’89. Il leggendario synth Yamaha DX7, la drum machine Roland TR909 e svariati sample sono i mezzi di cui si avvale il compositore emiliano per cesellare le partiture sofisticate ed europee di Svelf e Iunu-Weimo, le escursioni in Oriente di Mimetico Erettile e Una libbra di cielo, il collage di Se son rose fioriranno, l’omaggio al Krautrock di A simple drawing, l’inquieta e saltellante Il Fantasma, la lenta e decadente Night flight – Prozession, che forse sarebbe piaciuta al Thin White Duke, chissà.
Un peccato non aver sentito parlare prima di questo compositore classe ’55, nativo di Vignola, in provincia di Modena, diplomato in pianoforte e in “Teoria ed utilizzo delle apparecchiature elettroniche in musica” al Conservatorio di Bologna, infine laureato con una tesi sulla “vocalità nella musica elettronica di Bruno Maderna”. La sua è una lunga carriera fatta di composizione, sperimentazione, performance, insegnamento (Informatica musicale, presso l’Istituto Musicale Vivaldi di Bolzano), direzione (il Rimusicazioni Film Festival di Bolzano).
Per chi non fosse sazio dopo ‘Burn the night’, tappa d’obbligo è ‘Scorie’, 1985.
Voto: 7,5
Marco Loprete