(Aagoo 2020)
Potremmo definire gli Iran un super gruppo, perchè i suoi tre membri Andrea Silvestri (chitarre), Nazim Comunale (tastiere) e Rodolfo Villani (batteria) provengono rispettivamente da Taras Bul’ba, Caboto e Lourdes Rebels.
Gli Iran sono nati come duo e in un secondo momento si è aggregato Villani; in questo disco inoltre, hanno collaborato anche Francesco Massaro (clarinetto) e Alessandro Cartolari (sax baritono).
Il sound di questo trio è un post rock onnicomprensivo, che se non raggiunge l’epica dei Godspeed you! Black Emperor è perché preferisce inerpicarsi nei grovigli di sonorità sospese tra jazz, groove e psichedelia space. Con Magnitogorsk, infatti, il trio ci ammanta con sonorità circolari, ovattate, quasi come evocassero un’ambientazione spaziale. La massima fusione tra jazz e post rock emerge nell’iniziale Qom. In due brani viene dato libero sfogo al prog sperimentale, che sia in direzione del kraut di Regium Lepidi o quello decisamente più pomposo denso di feedback di Cuma.
Voto: 7,5
Vittorio Lannutti